I CAVALIERI DELLO ZODIACO: La leggenda del grande tempio – Kei’ichi Sato
L’attesa è finalmente terminata, il sogno di tanti appassionati giovani e meno giovani è divenuto realtà, I cavalieri dello zodiaco sbarcano sul grande schermo. Per celebrare i 40 anni di attività di Masami Kurumada la Toei insieme a Lucky Red, visto il successo della pellicola su Capitan Harlock, ha deciso di portare al cinema una serie che ha cresciuto generazioni di adolescenti ormai trentenni.
La sceneggiatura è pressoché identica a quella della serie televisiva che vede i più validi tra i cavalieri di bronzo protagonisti di una disperata corsa contro il tempo sulla scalinata che porta al Grande Tempio, per salvare la vita di Lady Isabel, incarnazione in terra della Dea Atena, dalla minaccia del malvagio Arles. I protagonisti, che per l’occasione sfoggiano un’armatura di lusso dalla veste grafica rinnovata, sono sempre loro: Pegasus, Sirio, Andromeda, Phoenix e Cristal e ad ostacolare il loro cammino troviamo i Cavalieri d’oro, ognuno a rappresentanza di un preciso segno zodiacale.
La lotta al grande tempio, almeno per quanto concerne la serie originale, non era soltanto l’unico modo per far salva la vita della Dea Atena, ma era un vero e proprio cammino evolutivo che il cavaliere di bronzo doveva compiere per poter eguagliare in forza il cavaliere d’oro da lui affrontato. Questo era uno dei cardini della serie che tanto è entrata nel cuore di chi all’epoca l’ha vista; il raggiungimento del settimo senso, la capacità di sferrare colpi alla velocità della luce, la capacità di credere in se stessi, nei propri ideali e proteggerli a costo della stessa vita anche se tutto intorno sembra distrutto e ogni speranza sembra persa.
Tra tutti i personaggi quello di Pegasus era quello che meglio rappresentava quest’ardore e simbolicamente raccoglieva in sé lo spirito della serie animata. La sua purezza d’intenti e i suoi nobili ideali non possono far altro che sconvolgere l’uomo d’adesso perso nelle sue paure, travolto da mille chimere e finti ideali dei nostri tempi.
I Cavalieri dello zodiaco hanno avuto un ruolo importante perché hanno rinverdito e reso fruibili ai ragazzi d’allora quei miti ancestrali che studiati a scuola annoiavano. Riscoprire il mito di Andromeda, della Dea Atena e di tutti gli altri dei dell’Olimpo grazie a questa serie animata è non solo un’importante operazione commerciale, ma ha anche una valenza di tipo culturale. Il film tenta di rendere giustizia a tutto questo materiale ma purtroppo fallisce nell’intento, soprattutto perché la durata del lungometraggio è troppo limitata per raccontare in maniera esaustiva la corsa al grande tempio ma anche perché manca del senso di epos di cui la serie originale era pervasa.
Pegasus, inoltre, si rende protagonista di siparietti infelici e molti degli altri protagonisti risultano troppo simili gli uni agli altri proprio per la mancanza del tempo necessario ad un approfondimento psicologico. Con il compito di strizzare l’occhio alle nuove generazioni, meno avvezze al cartone animato e più affini ai videogame, il film di Kei’ichi Sato mostra personaggi resi freddi dalla computer graphic.
I Cavalieri dello zodiaco non arriva alla sufficienza anche se un plauso va fatto ai curatori dell’edizione italiana, che hanno riportato le voci storiche della serie originale italiana, grazie al lavoro certosino di Ivo De Palma.
penso che neanche Ivo De Palma sia da salvare, è lui che ha curato il doppiaggio italiano, e devo dire che ci sono i dialoghi peggiori che abbia mai ascoltato.
negli anni 80-90 stravolgevano i dialoghi per necessità (censura o altro) e l’avrei fatto anche in questo caso, piuttosto che fare un lavoro pessimo.
Salve Biagio, sono l’autore dell’articolo, ti devo dire che non l’ho trovato pessimo anzi devo dire che è l’unica cosa che mi ha restituito (da fan dell’anime originale) un po’ di calore di quei tempi.
Ovvio che parlo a puro titolo personale anche se devo dirti che tecnicamente l’ho trovato ineccepibile.
Purtroppo non ho visto la versione originale e non so se in fase di adattamento siano state stravolte frasi o significati però se c’è stato un distacco dall’originale o un qualcosa che a “naso” mi ha lasciato sconcerto è vedere le psicologie e la solennità dei personaggi da noi tanto amati così stravolte ma ripeto questo non dipende dal curatore dell’edizione italiana ma da tutto l’impianto originale.
Come mi disse un mio collega tanto valeva la pena proporre in grande schermo gli anime che sono usciti in passato (intendo gli Home Video) personalmente sarei andato volentieri a vederli