HELL’S GROUND – Omar Khan
Il cinema fantastico tocca anche un paese asiatico che ha sempre guardato all’occidente, formatosi nei secoli su strati di diverse culture che ha inevitabilmente assorbito, essendo parte dell’India e quindi colonia britannica. Prodotto da Andrew Starke (futuro produttore di Kill List, ABCs of Death) e Pete Tombs, documentaristi di cinema di genere internazionale con la loro Mondo Macabro.
Le introduzioni animate in stile fumettistico fanno ben sperare, ma l’assenza di mestiere diventa evidente sin dai primi minuti. La messa in scena è grezza, con un uso improprio del grandangolo, troppi fasci di luce che non vengono disegnati e che spezzano l’atmosfera della foresta. È palese l’intenzione di deformare una prospettiva di un cinema orientale sconosciuto e appena nato, come se il regista avesse la necessità di confondersi, di farsi accettare dal mondo occidentale.
Il “rischio telenovelas” è alto, ma il calderone di luna rossa, ragni che risalgono la loro tela, maledizioni dei villici, riportano l’attenzione almeno su livelli minimi. La sporcizia, le discariche, mosche che si annidano, uccelli e zampe di uccelli appese a dei fili, sono un monito per chi nega un mondo in sfacelo, come quello familiare che segna l’esistenza dei personaggi negativi del film di Omar Khan. Hell’s ground è erroneamente accreditato come zombie-movie, ma i morti sono del tutto marginali e vengono inseriti in maniera superficiale, con un trucco facciale obsoleto che risalta i lineamenti delle comparse pakistane nei loro abiti usuali e nelle loro movenze spontanee. Peccato per la colorazione del sangue poco credibile e il gore “mascherato”.
Interessante la figura del serial killer, con indosso un burqa bianco (e qui una novità che personalmente avrei approfondito di più) che ne cela l’identità, lasciando libero solo un lembo da cui si intravede l’occhio, come Jason Vorhees nel secondo capitolo di Venerdi 13, che si avvale di una mazza ferrata che rotea sopra la testa. Hell’s ground è un dignitoso tentativo che viene da lontano … ma niente più.