HAPPY EASTER – Roberto Albanesi, Simone Chiesa
Dopo l’esperienza mockumentaristica di Happy Birthday, lo squadrone della New Old Story Casalpusterlengo ci rifà la festa. Sotto le direttive del rodato duo Albanesi-Chiesa, va in scena il seguito della creatura che valse loro la vittoria al Reign Of Horror Forum Award del 2011 (premio della critica).
La sibillina conclusione del cortometraggio diventa infatti un assist al bacio per questo secondo atto che, tuttavia, non arrugginisce sul sentiero tracciato dal suo predecessore, ma prova a estendersi verso pieghe orrorifiche difficilmente prevedibili.
Sono venti minuti scorrevoli e variegati, i cui denominatori comuni sono il sofferente protagonista e le sue efferate gesta. Il volto è quello di Davide Cazzulani, direttore della fotografia della New Old Story, che qui si cimenta nella scrittura della sceneggiatura e, soprattutto, in una prova d’attore sorprendentemente buona e carica di intensità.
E’ lui a torturare un uomo (William Angiuli) legato ad una sedia, che porta i segni di una brutale escalation di violenza. Ma le premesse di quello che sembra l’ennesimo torture-movie vengono ribaltate nella seconda parte dell’opera, dove il mistero diventa assai più fitto, e l’intrigo più interessante. Qualche eccesso esplicativo (aka spiegone) non macchia un racconto torbido, cupo e carico di pathos, che regala una piccola ma stimolante riflessione sui gorghi della violenza e i suoi derivati. Ed esplorando embrioni snuff, restituisce un quadretto familiare in cui vittime e carnefici si confondono in un quadro di totalitaria disgregazione.
Quella di Albanesi e Chiesa è una violenza ragionata, diretta con bravura e senza raffiche gratuite di sangue, a cui spesso si affidano le produzioni indie. E a proposito di sangue, è un peccato che la sequenza più dolorosa e perversa, quella “uncinata”, sia anche quella meno supportata da effetti visivi convincenti: con quel rosso pompeiano l’effetto gore si smorza un po’. Sono tuttavia problemini, in un contesto di fertilità artistica che merita di essere seguito con attenzione.
Una menzione particolare, per chiudere, al reparto audio, coi contributi di Armando Marchetti e Luigi Bassi, non solo accompagnamento ma prepotente valore aggiunto di questo cortometraggio.