GIGOLO’ PER CASO – John Turturro
Murray (Woody Allen) e Fioravante sono due amici di vecchia data, il primo è un autoironico anziano con una moglie e tre figli da mantenere, il secondo è un uomo solitario di mezza età che lavora per Murray e tira avanti con qualche lavoretto. Fioravante, tuttavia, ha una qualità nascosta ma invidiabile: capisce le donne, sa esattamente quello che vogliono e quando lo vogliono.
Ciò porterà l’amico Murray a proporlo come Gigolò alla sua dermatologa, la dottoressa Parker (Sharon Stone), in seguito a una richiesta dalla stessa di trovare qualcuno interessato a fare una cosa a tre. I due iniziano così la loro attività, attirandosi l’odio della comunità ebraica nella quale vivono.
John Turturro, attore indimenticabile con i fratelli Coen, ultimamente prestatosi a film molto più scadenti come la saga di Transformers, dopo il documentario Passione girato a Napoli, torna dietro la macchina da presa per una commedia leggera dal gusto retrò, che strizza più l’occhio al Woody Allen dell’ultimo periodo (presente nel cast), che alla classica commedia americana moderna. Se il fatto di ispirarsi più ad un certo tipo di “commedia poetica”, rispetto alla commedia dai toni più grezzi e marcati aiuta Gigolò per caso a sollevarsi dalla media di commedie anonime che girano ogni settimana per le sale, dall’altra fatica a crearsi un identità ben definita e risente di tutti i difetti di alcune delle ultime commedie di Allen.
I problemi principali del film sono prevalentemente due: i personaggi sono trattati solo superficialmente e alcuni sviluppi narrativi sono poco credibili e costruiti solo per portare il film dove Turturro vuole. Il resto rimane più o meno nella media, dalle interpretazioni degli attori, alla messa in scena più in generale, alla colonna sonora, piacevole ma palesemente “rubata” dall’universo alleniano. Gigolò per caso risulta così piacevole, scorre vole, ma incapace di uscire da un anonimato che, col tempo, lo farà finire nel dimenticatoio.