GERORISUTO – Shozin Fukui
Capita che l’individuo non sia in grado di spaventarsi delle proprie azioni o, almeno, di non restarne sorpreso. Ma se qualcuno è vittima di uno stato paranoico, dove le inibizioni iniziano a venir meno e la lucidità della propria persona si affievolisce sempre di più, cosa potrebbe ricercare fuori da se stesso?
Chi può conoscere la verità di una donna che nel suo malessere non riesce a trovare pace? Sta cercando qualcuno? E se le mancasse solo la giusta calma? Allora non le rimarrebbe altro che gridare alla massa, sperando di essere ascoltata.
Gerorisuto di Shozin Fukui è un cortometraggio del ‘87 di matrice situazionista. Non sappiamo molto di questo regista, le uniche cose che ci pervengono sono due cortometraggi e due film dove si nota la fortissima inclinazione dedita ad un percorso più vicino alle arti visive che al cinema. Fukui in questo video non solo inizia il bozzetto di quello che poi diverrà 964 Pinocchio, film eccelso della cinematografia nipponica underground, ma si nota principalmente il suo imporsi come happening-artista straniante che in questo caso, tra la folla di Tokyo in pieno flusso quotidiano, cerca la porta giusta per uscire da quel magma dalle misure incomprensibili.
Se il labirinto di Cnosso era del Minotauro e gli arabeschi delle moschee, le nostre città di chi sono? Di sicuro non lo sapremo mai, come mai comprenderemo lo spazio che Gerorisuto sta tentando di conquistarsi per trovarne l’uscita. La performer guarda la mdp cercando di fuggire, rincorre ignari passanti tra i neon delle vetrine, con qualcuno entra addirittura in colluttazione ma non viene ascoltata, anzi è derisa in quel frenetico detournement borderline.
Forse il darsi alla folla tra luci al neon e McDonald’s è il sacrificio più sensato, il modo e l’invito ad una reazione, ma accerchiata come un fenomeno d’intrattenimento e incompresa come una dolce e bellissima Cassandra il suo gesto resterà incompiuto, e per questo senza futuro.
Sono convinto che la ricerca di Fukui tende ad uno straniamento non fine a se stesso ma volto ad una denuncia che legge nell’isolamento e nel distacco quel fanatismo assolutista sempre più borioso che ci rende analfabeti e soli nel percepire ulteriori segnali.