FREAKS – Tod Browning
Hans è un nano, Cleopatra una splendida donna. Entrambi hanno in comune il lavoro, quello per un circo, uno di quelli stravaganti e bizzarri, non dedito a divertire i bambini con i clown o stupire gli adulti con i giochi di animali ammaestrati, ma rivolto a solleticare l’umana curiosità verso il diverso, il deforme: un circo di freaks.
Hans è innamorata di Cleopatra, Cleopatra è attratta dai soldi di Hans. La donna pianifica il matrimonio con il nano, sospinta dalle braccia dell’uomo forzuto della compagnia, Ercole, l’amante di Cleopatra. Il suo piano riesce solo in parte, scatenando l’ira degli altri freak che decidono di vendicarsi crudelmente della donna.
Bandito dall’Italia fascista e per trent’anni in Inghilterra, tagliato di oltre mezz’ora dalle sue parti più cruente oggi perdute (l’esplicita mutilazione di Cleopatra e la castrazione di Ercole), il film di Tod Browning riuscirà a stagliarsi solo in futuro nell’olimpo delle pellicole che hanno segnato la storia del cinema. L’incastrarsi della trama, le chirurgiche e mai eccessivamente drammaturgiche riprese di Browning, un bianco e nero così acceso di giorno, buio pece nella notte e diafano all’interno degli spazi dove si succedono gli eventi, costituiscono il contorno entro cui si muove il vero cuore pulsante del film: il manipolo di veri freak.
L’impatto visivo sicuramente compie il suo gioco, prepara lo spettatore, tuttavia la forza emotiva con cui Tod Browning spezza la facile empatia verso il “mostro”, non caricandolo di forza drammatica spinta dalla sola pietà, ma dipingendolo anche come crudele, rabbioso, “umano”, disturba chi osserva con ancor più impeto. La ferocia dietro la maschera di bellezza (Cleopatra), così come la rabbia dietro la maschera dell’infelicità (i freak). In Freaks, non si può dar nulla per scontato, il regista conosce e al contempo inventa (nuove) regole cinematografiche; si nasconde dietro i protagonisti senza dimenticare di muovere i fili al momento giusto; accompagnando il voyeuristico spettatore in un viaggio tra i tendoni, tra le paure dei forti come quelle dei deboli, tra tenerezza e pura malvagità.
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