FRANK – Lenny Abrahamson
Soronprfbs è il nome impronunciabile di una band in cui il timido Jon si imbatte, proprio quando il tastierista del gruppo perde la ragione e tenta di affogarsi. Jon, guarda caso, suona anch’egli le tastiere e si trova “arruolato” nella band per una (disastrosa) serata dove, però, fa conoscenza degli strambi membri; in particolar modo del cantante Frank (Michael Fassbender), leader carismatico il cui volto è coperto da una maschera da pupazzo.
La follia come catarifrangente utile per non farsi investire nella notte, l’istinto come arma di distruzione di massa, sia in maniera virale sul web che dentro quattro mura di un casolare disperso tra i boschi dell’Inghilterra dove rinchiudersi per registrare l’album della svolta. Un gruppo eterogeneo dove la normalità rappresentata da Jon sembra essere l’elemento mancante per trovare la “giusta” direzione, ma ben presto l’ensemble dovrà scontrarsi con la verità che da sempre (per)segue gli Soronprfbs: l’ispirazione diviene amalgama nel momento in cui si svestono i propri panni e ci si trova nudi a correre insieme, suono dopo suono, abbandonando la razionalità e seguendo quello che le proprie dita sullo strumento vogliono esprimere.
Frank non è per nulla un film semplice, volutamente si pone in maniera ostica da digerire proprio come la musica suonata dal gruppo, alternando ironia a vera e propria comicità, amarezza a drammaticità e senso di profonda solitudine. Basato sulla vita di Jon Ronson, sceneggiatore del film, il film diretto da Lenny Abrahamson è un’irreale corsa verso l’alto, una lunga jam session dove ogni suono naturale può divenire canzone, dove è inutile osservare le scene alla ricerca del twist o dell’intreccio, ma è necessario perdervisi ad occhi chiusi.