FRAGILE – Jaume Balagueró
L’isola di Man alberga l’ospedale Mercy Falls, ormai in procinto di chiudere. Per aiutare lo sgombero e facilitare l’assistenza ai bambini, viene chiamata da Londra l’infermiera Amy Nichols, la quale si troverà ingurgitata nel turbine di orrori manifestati dalla struttura vittoriana.
Tra ossa di bambini fratturate enigmaticamente e cigolii sinistri, sbucherà la leggenda di una “bambina meccanica”, ospite insito nell’ospedale da oltre quarant’anni, sulla quale Amy cercherà di far luce, aiutata dalle visioni della piccola Maggie.
Dopo i buoni responsi di critica e pubblico ottenuti con i precedenti Nameless e Darkness, Balaguerò, sempre supportato da Julio Fernandez alla produzione, torna sugli schermi con una storia nuovamente essenziale nel plot ma rivitalizzata dal suo tocco. La location ospedaliera (per giunta in fase di diroccamento), il fantasma della bambina che vuole vendicarsi di un torto subito, il protagonista che affronta una sorta di redenzione, sono tutti topoi ritratti infinite volte nel cinema horror. Jaume Balagueró opta per una scelta audace ed assodata: audace perché arrischiarsi in tematiche così sovraffollate è un arma a doppio taglio, in quanto i termini di paragone abbondano ed il senso di deja-vu è costante; assodata perché la presa verso il pubblico è praticamente certa data l’insaziabilità di una sua buona fetta.
Il risultato finale, purtroppo, risente troppo il confronto con illustri predecessori (The ring, Il sesto senso, The kingdom) e si perde proprio dove avrebbe dovuto calcare maggiormente la mano. La tensione non manca, ma spesso gli avvenimenti sono talmente prevedibili da lasciare indifferenti e un pessimo utilizzo della colonna sonora rende estremamente invasive le musiche, mozzando la suspense. Buona la prova di Calista Flockhart, a suo agio anche fuori dalle vesti di Ally McBeal, altalenante il resto del cast. Da menzionare il colpo di scena finale che risolleva le sorti del film, peccato che Balaguerò non sia riesca a trattenersi dal mostrare per forza, invece di limitarsi a mantenere il terrore nell’ombra, distante dallo sguardo vispo della telecamera, capace di inquadrare anche il ridicolo (effetto di cgi).
Curiosità: la Walt Disney ha negato la possibilità di far apparire il suo La bella e la bestia durante una proiezione per i bambini dell’ospedale, costringendo così la produzione ad utilizzare una versione diversa del classico cartone animato.