EXISTS – Eduardo Sánchez
Eduardo Sanchez, per chi scrive, è un discreto regista, co-autore del sopravvalutato The Blair witch project, che deve il suo valore soprattutto ad un furba operazione di false informazioni sul web. Lo ritroviamo nel 2014 con il suo film migliore, almeno dal punto di vista tecnico, basato sugli avvistamenti del fantomatico Sasquatch, una delle creature simbolo della criptozoologia e senz’altro quella più avvistata dell’America Settentrionale.
Impianto da classica storia dell’orrore: quattro ragazzi documentano una gita in uno chalet immerso in una foresta, non prima di aver urtato con la loro auto qualcosa che inizia a dar loro la caccia, in un susseguirsi di eventi drammatici. Eduardo Sanchez ci ficca dei bei spaventi dati dalle improvvise apparizioni della creatura: osservate la scena in cui i ragazzi entrano in una delle tane del sasquacth dove conserva “carne fresca”. Le riprese notturne, comunque, un vero e proprio marchio di fabbrica dei found footage, risultano troppo pulite e nitide per apparire autentiche. Buona la scelta di mostrare il sasquatch solo di sfuggita, cercando di tutelarlo il più possibile per preservare il colpo di scena finale, mostrandolo in un crescendo continuo, dallo sparo del fucile in penombra, all’immagine dell’essere che si lancia verso il vuoto dalla sommità di un dirupo, sino all’ultimissima scena. La presenza della creatura è dominante, silenzia gli altri esseri del sottobosco, i suoi versi scimmieschi di eccitazione sono impressionanti e il make-up non delude. La sua completezza tecnica, d’altronde, si ritorce contro, poiché il falsamente autentico film nel film è troppo riuscito, troppo pulito per essere vero, mostrato tramite troppi punti di vista per essere una pura esperienza di terrore.
In The Blair witch project c’era una totale assenza di figure mostruose e Sanchez calibrava la tensione con un crescendo lineare, invece in Exists non c’è bisogno di creare atmosfera, in quanto può sfruttare gli elementi naturali a disposizione: location garantita, una storia sì prevedibile, ma solida e da condire. Rispetto ad altri found footage che ci hanno invaso e deluso negli ultimi anni per ripetitività e carenza di snodi narrativi, Exists si differenzia anche per la genuina entrata immediata nel vivo, senza spreco di minutaggio tempo. Interessante anche notare la tecnica di Sanchez: vedere le riprese in sella alla mountain bike, il punto di vista del biker in cerca di aiuto, inseguito a folle velocità dal bigfoot. L’ingranaggio tra il digitale ed il reale è perfettamente oliato, non si notano forzature artificiose, i trucchi ci sono ma sono “cinematografici”, non siamo dinanzi ad un videogame.
Qualcuno potrebbe definire Exists un’operazione furba fine a se stessa, cosa non criticabile, anche se il film sa intrattenere e scorrere via senza pesantezze varie. Questo ritmo calcolato non fa sentire la mancanza di effetti splatter, mentre avrei evitato l’utilizzo della musica in alcuni momenti, in quanto sembrano sottolineare la finzione cinematografica, ma si tratta di scelte registiche e stilistiche. La foresta armonizzata da un giovane direttore della fotografia (che aveva già lavorato con Sanchez in Lovely Molly) ha più di un volto: rigogliosa ed accattivante, inesplorata e labirintica come nel finale, con alberi spenti e terra brulla che riflettono la rabbia del mostro che perseguita i ragazzi per un legame infranto come i vetri delle loro videocamere. Girato ad Austin, in Texas, Exists è caldamente consigliato, agli amanti del Sasquatch e non, da vedere insieme all’omologo Evidence (2012, Howie Askins).
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