ENTER THE VOID – Gaspar Noé
Oscar è stato tradito: facile immaginare la conseguenza di una tale azione. E’ come se qualcosa rovinasse la sua visione e le sfocature, così indolenzite dai colori, alternassero lo sguardo in una diplopìa che cerca di comprendere le percezioni.
A passi fragili e malati, nello scenario di un mondo agli antipodi, gli occhi di Oscar osservano la figura umana che si dilata tra quelle perversioni assuefatte, in un’orizzontalità lontanamente tossica, realizzando la paradossale ipotesi che il vuoto non esiste e che il capolinea non è altro che un fondamento indotto. La persistenza dell’uomo e le speranze post– mortem di una versione della realtà ex novo, portano Enter the Void nell’addormentato paesaggio delle nostre azioni, dove la vita non è la modellazione di una scelta ma una triste e automatica conseguenza. Oscar è morto, ma ha promesso. Non può sottrarsi a questo impegno.
Nutrito da quell’amore puro e traumatico, dove il passato ritorna con la stessa regolarità delle stagioni, egli reinventa un’alternativa e le possibilità di un viaggio psichedelico. Non può abbandonare sua sorella: non importano le ree verità della gracile Linda, come non importa fino a che punto il presente la condanni. Ma se volontà di un impulso così sincero e così al limite da quella distanza letale, per nulla gli impedirà di tornare e di avvicinarsi a quella fase seminale posta tra le parti: le più fitte tra le reti fluorescenti degli intenti.
Intossicate, perverse, malate, solitarie ma sempre ingenue. Le strade che Gaspar Noè traccia, si perdono in una Tokyo notturna e narcotizzata. L’umanità tanto “lucida” e “consenziente”, cerca sempre di girare l’angolo. Chissà fino a che punto si può definire colpa la sostanza che noi tutti possiamo ritrovare alle estremità di un desiderio e quale difetto può avere il corpo di Linda così sensibile alle carezze. Ma lo sguardo di Oscar non svanisce. Il suo occhio friedrichiano sfuma tanta dissolutezza e silenziosamente, tra le versioni della propria visione, troverà quel transito dove misurerà il fatto che la fine è un sogno … l’alternativa è quel ponte di congiunzione tra lo spirito e la materia.