VINYAN – Fabrice Du Welz
Joshua è scomparso, inghiottito dallo tsunami che aveva colpito la Thailandia sei mesi prima, mentre era lì in vacanza con i suoi genitori. Jeanne e Paul non riescono a darsi pace: il suo corpo non è ancora stato ritrovato e lei è convinta che sia ancora vivo, per questo motivo non hanno più fatto ritorno a casa.
Quando Jeanne crede di scorgere Joshua in un filmato girato tra i bambini poveri della Birmania, forse rapito da qualche trafficante, decide di partire alla sua ricerca convincendo il marito a seguirla nonostante il suo scetticismo e la convinzione che non avrebbe più rivisto suo figlio. Inizia così il loro cammino nella disperazione, nella violenza, nella follia …
Vinyan è un film forte e struggente. Non solo per il tema trattato – il dolore logorante di due genitori che hanno perso il loro bambino in un una situazione tanto tragica e devastante – ma anche per l’impatto emotivo che riesce ad ottenere attraverso le sue immagini estremamente cupe e angoscianti. La giungla thailandese e le piogge pressoché continue mortificano i corpi di Jeanne e Paul e prevalgono sulle loro anime sempre più distanti.
Il viaggio compiuto in nome dell’amore profondo per il loro adorato bambino diventa una sorta di discesa all’inferno: sempre più lontani dalla civiltà occidentale e da tutto ciò che conoscono, si lasciano travolgere dagli incubi, dai fantasmi della loro mente, da allucinazioni sempre più violente fino a giungere alla pazzia e a un epilogo tanto crudele quanto inaspettato. Non è un horror nel senso classico del termine: ciò che qui fa davvero paura è la consapevolezza della solitudine in un luogo sconosciuto e inospitale, nonché la scoperta di un mondo che non ha regole né leggi se non quelle che solo delle menti disturbate possono arrivare a concepire, in un crescendo di orrore e inumanità. Un’intensa e bravissima Emmanuelle Béart per un film che è un’esperienza da vivere.
VOTO: 8/10
Regia: Fabrice Du Welz
Cast: Emmanuelle Béart, Rufus Sewell, Petch Osathanugrah