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VALHALLA RISING – Nicolas Winding Refn

Written by Giulio De Gaetano
RANK: 8/10

Un uomo, un guerriero, di lui ci vengono fornite solo poche sparute informazioni, tra cui il nome: One-eye. Il suo unico occhio carico di emozioni e risentimento, è capace di comunicare cose che la semplice parola, da sola, non riuscirebbe a fare.

Prigioniero presso un gruppo di vichinghi egli è costretto ogni giorno a guadagnarsi quel poco cibo a lui concesso combattendo contro altri guerrieri prigionieri al pari suo. One-eye sarà il silenzioso protagonista di un lungo tormentato viaggio alla scoperta di una terra molto lontana.

Mads Mikkelsen è One-eye, il protagonista di Valhalla Rising (2009) l’ultima fatica di Nicolas Winding Refn. Presentato fuori concorso alla 66esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e al Toronto film festival Valhalla Rising è il racconto di un viaggio, soprattutto interiore, di un uomo dalla personalità tormentata celata dai suoi silenzi che si prolungano durante l’intera durata del film, 93 minuti.

Prigioniero di un gruppo di Vichinghi, One-eye, si tova a dover mettere a dura prova il suo fisico e la mente sostenendo non solo combattimenti efferati ma sopportando anche condizioni disagevoli per la sopravvivenza di una vita umana. Un guerriero dalla tempra d’acciaio che sopporta stoicamente qualsiasi tipo di sopruso ma allo stesso modo è capace di restituire triplicato il male subito, il tutto con una calma e un distacco tali da lasciare di stucco chi osserva.

Un plauso va sicuramente alla recitazione di Mads Mikkelsen (ormai musa ispiratrice di Refn fin dai tempi della trilogia di Pusher) che ha reso divinamente questo guerriero solitario, senza caricarlo di stereotipi o maschere già arcinote in altre pellicole di questo genere. One-eye è un uomo svuotato di tutto se non del proprio dolore e del proprio risentimento ma pur sempre un uomo.

Questi riesce a porre fine alla sua prigionia e a sterminare i suoi carcerieri ad eccezione di uno di loro, un fanciullo, unico compagno di viaggio ed interprete dei propri silenzi, forse unico suo amico. I due si uniranno ad una tribù vichinga convertitasi al cristianesimo ed intraprenderanno un lungo e tormentato viaggio allo scopo di raggiungere e combattere in Terra Santa. Un’odissea senza fine attraverso i flutti farà approdare l’equipaggio della nave in una terra a loro ignota. La loro sarà una vera e propria discesa verso l’inferno vista da quell’unico occhio dell’eroe.

Niente spavalderia, niente grandi movimenti di macchina e soprattutto niente artifizi di sapore digitale per questo lungometraggio di Refn, tanto cinico quanto poetico. Refn si dimostra un cecchino della macchina da presa e della regia. Secco, asciutto essenziale ma mai banale, in una parola semplice. La semplicità e l’immediatezza sono doti che in pochi hanno e proprio vedendo pellicole come questa, fotografata sapientemente da Morten Soborg, che ci rendiamo conto che forse la cinematografia, ma anche il mondo della narrativa in generale, necessiterebbero di una revisione in ragione di una storia convincente e di personaggi dalla psicologia ben definita.

Troppe volte abbiamo visto trasposte nel cinema nostrano e in quello d’oltreoceano sceneggiature che altro non erano che un insieme di situazioni, non storie, o film fin troppo ardimentosi che ponevano l’accento sullo sfoggio di tecnologia e effetti speciali. In Valhalla Rising troviamo dialoghi asciutti, efficaci e soppesati con il bilancino ma quello che più mi ha lasciato senza fiato è stata l’atmosfera di cui il film è sapientemente permeato. Quel senso di oppressione generale dettato dalla presenza di questo eroe, che eroe non è, ma solo un disadattato in balia del proprio dolore che non ha altra alternativa se non quella di difendersi dal mondo intero che lo circonda. In generale è vedendo opere come questa che penso ci sia speranza. L’uomo può ancora raccontare una storia, anche di genere, senza per questo essere troppo retorici o senza dover per forza costringere il pubblico alla tortura di inforcare un paio di occhialini 3D.

Ho incontrato Refn al Fantasy Horror Award 2010 di Orvieto, dove ha presentato proprio Valhalla Rising, e ho avuto modo di percepire una persona dal carisma decisamente magnetico, capace di raccontare storie con un estremo verismo ma allo stesso tempo non rinunciando a quei lampi di schizofrenia nella sua narrazione.

Valhalla Rising è un’opera a budget contenutissimo, ed è proprio vedendo questo tipo di opere che il pubblico può comprendere come il budget ha un valore secondario nella realizzazione di un film. Questa è un po’ la filosofia di pensiero che ci anima vale a dire esaltare un’opera, un lavoro, un’idea che anche se realizzata con mezzi economici può risultare valida. Senza fare troppo i puristi ed evitando di screditare il restante panorama cinematografico aggiungo che operazioni tipo questa sono vincenti solo se a far loro da supporto ci sono sceneggiatura, regia e recitazione eccellenti e solo se alle loro spalle ci sono delle distribuzioni illuminate che hanno la voglia di rischiare.

Purtroppo dubito che vedremo mai questa pellicola nelle nostre sale cinematografiche vuoi per l’eccessiva violenza (mai gratuita) vuoi perché ci vuole anche un certo tipo di preparazione da parte dello spettatore per apprezzarla. Poco male, vuol dire che continueremo a vedere i film in lingua originale.

Diretto da: Nicolas Winding Refn
Cast: Mads Mikkelsen, Gary Lewis, Jamie Sives
Fotografia: Morten Søborg
Montaggio: Mat Newman
Musiche: Peter Kyed
Scenografia: Laurel Wear
Costumi: Gill Horn
Trucco: Niamh Morrison

RANK: 8/10

Posted in Cinema and Fantasy and Film and Indie and Medio/Lungometraggio by Giulio De Gaetano on novembre 2nd, 2011 at %H:%M.

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