UNA SEPARAZIONE – Asghar Farhadi
Simin e Nader hanno raggiunto una biforcazione, lei vuole andar via dall’Iran, costruirsi una vita fuori dai confini economici e religiosi del proprio paese, lui, con la scusa del padre malato di Alzheimer, vuole restare. La piccola figlia, ancora distante dalle posizioni di conservatorismo o emancipazione pur se precoce, rimane l’unica ancora a cui sono appesi Simin e Nader.
Quando Simin si trasferisce dai genitori, in attesa di una mossa verso di lei della figlia, una donna incinta, accompagnata dalla figlia di cinque anni, sostituisce Simin nei lavori di casa e assiste il padre di Nader. Ma proprio una visita medica che porta la neoassunta fuori casa in orario lavorativo, spinge la donna a legare al letto il padre di Nader per evitare possa uscire di casa. Tuttavia Nader, tornato prima in casa, trova il padre in quelle condizioni e scaglia la donna fuori di casa. In seguito al gesto la donna perde il figlio, ma è stata proprio la spinta la causa dell’aborto?
Il conflitto familiare, la bambina come simbolo di una scelta non semplice per chi è nato in vissuto in Iran, diventano aspetti che dal microgranulo racchiuso dentro quattro mura si espande lungo tutto il territorio iraniano, diventa snodo di riflessione su una condizione sociale non semplice. Asghar Farhadi esalta l’imperante teocrazia (la donna che perde il bambino chiama più volte l’ufficio asservito al giudizio dei comportamenti quotidiani dei cittadini, che dona consigli basati sul corano), la paura del popolo (il marito della badante folle per avere i creditori alle calcagna si sfoga su Nader, senza mai dubitare lui possa aver ragione) e lo sguardo inquisitore dall’alto (la figura del giudice). Farhadi racconta una storia semplice, se vogliamo banale, ma altamente simbolica, dove ogni pedina in gioco non risulta simpatica e quindi di facile accostamento morale con lo spettatore. Ognuno ha le sue colpe e vive dietro le proprie menzogne, derubando l’innocenza anche di una bambina, costretta a subire in silenzio una dolorosa separazione e mentire per salvare gli artefici dei suoi dolori.
La quasi totale assenza di musiche e diverse lungaggini inficiano il risultato finale, pur non minando la piega di denuncia espressa da Una separazione. Orso d’oro al festival di Berlino 2011 e premio Oscar 2012 come miglior film straniero.