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THROUGH THE BLACK HOLE Out of Home

Written by Melania Colagiorgio

Through the Black Hole

È sempre più frequente il cicalio che nasconde più o meno esplicitamente una forma di lamentela e canzonatura riguardante i canali di marketing utilizzati per la distribuzione della propria attività. Dopo aver attentamente (?) pianificato, finanziato, scritto e/o girato, il piccolo regista underground o l’umile scrittore di nicchia, riesce a portare a termine il proprio progetto. Passo successivo: farlo conoscere, farsi giudicare e (possibilmente) apprezzare.

Tuttavia, se già i primi step diventano insidiosi, il passaggio successivo può prevedere la naturale predisposizione all’esborso, che sia per ricevere visibilità così come per riscontrare altri tipi di feedback. D’altronde non è semplice emergere dal marasma dei piccoli progetti sottoposti a fagocitanti canali di distribuzione. Gli incassi latitano nell’underground, i canali di vendita usuali diventano sempre più inaccessibili. Spesso lo scrittore underground o il regista “ribelle” (le virgolette sono d’obbligo) non riescono a soggiacere a queste regole non scritte e, ancora più spesso, vengono mandati a casa con un bel calcio nel posteriore, sempre meno figurato.

Allora chi può essere d’aiuto a questi registi per racimolare un po’ di visibilità?

Ad oggi i canali di comunicazione più gettonanti sono due: internet e riviste di settore. Si è creato una sorta di spartiacque che divide i sostenitori dell’uno o del secondo e anche in redazione (in funzione di piccole idee, non in sintesi di direzione futura) è sorta la questione di quanto possa essere utile tentare la via cartacea. Mi sono così soffermata a capire quali siano pro e contro dei due canali, con particolare focus verso l’autore underground e la sua ricerca di visibilità.

Il canale di comunicazione oggi più utilizzato in questo ambito è sicuramente internet che, da questo punto di vista, non si è dimostrato essere una bolla di sapone. Un gran bel mezzo internet, informazioni real-time che si tratti di progetti indipendenti, no-budget o blockbuster, di scrittori misconosciuti o dell’autore dell’anno. Le industrie cinematografiche e i vari editori hanno dovuto confrontarsi con l’immediatezza dei canali on-line. I social network, d’altro canto, hanno radicalmente cambiato la storia, adeguandosi immediatamente ad una forma-linguaggio nuova e capace di contenere una folla pullulante e scalciante, grazie a contenitori facilmente accessibili e dai vastissimi (forse troppo) confini. Le strategie di marketing primarie restano più o meno le stesse: indagini di mercato (nel caso di medium-budget), focus test per aggiustare il tiro, campagna pubblicitaria altamente targetizzata, trailer, insomma movimentare il chiacchiericcio.

Cosa può fare il piccolo regista o l’umile scrittore in questo tripudio (tentacolare) mediatico?

Sfruttare i social network, appoggiarsi su diversi siti a tema, creare una piccola cerchia di fan (raccolti da un senso di appartenenza quasi mistico), insomma cercare non di emergere quanto di rimanere a galla tra un fiume di opere più o meno meritevoli. Di sicuro ogni via di comunicazione è ricca di ostacoli, dossi e frane. Anche internet ha i suoi difetti. Il web italiano (come straniero) pullula di blog autoreferenziali, di commenti random in mini-siti o forum, di emoticon più o meno simpatiche che si ergono ad unico monolitico feedback … ed il piccolo progetto resta marginale.

D’altro canto per farsi conoscere e riuscire a ricevere maggior credito resta sempre la carta stampata. Sebbene chi scrive adori la tangibilità del cartaceo e il suo fascino, sebbene ne usufruisca ancora e ne prenda parte attivamente, occorre rassegnarsi all’evidenza: sta maturando preoccupanti paralleli con il vinile, oggetto di nicchia surclassato ormai da tempo. Un numero sempre inferiore di lettori si rivolge a quei pochi giornali di settore che riescono a mantenere uscite regolari o che spuntano saltuariamente per finire nel dimenticatoio e morire dopo una manciata di numeri. Un collasso non dettato solo dalla mancanza di una base escatologica “seria” ma, principalmente, perché non riesce il confronto con il web anche nell’ottica del naturale modificarsi delle abitudini: ieri per raccogliere qualsiasi informazione dovevo recarmi in edicola, oggi accedo alla rete con lo smartphone. La carta ha un costo di produzione come di distribuzione o stoccaggio, per cui l’informazione su carta si trova a dover lottare con una corazzata dalle illimitate possibilità.

Per emergere, la rivista deve avere alcune caratteristiche primordiali, dettate ovviamente dal piccolo mercato. Diviene così necessario (non più di contorno) possedere una precisa identità e costruire un modello proprio, un’idea personale, defalcata, unica e alternativa a quello non solo che si sbircia on-line, ma anche che sopravvive in edicola. Se non si è specializzati (nella scrittura del “genere”) e specialistici (nell’articolazione dei contenuti), se non si offrono tematiche originali o idee frizzanti, se non si possiede un contenuto non ritrovabile altrove, specialmente on-line, la scommessa odora di ruggine, in quanto risulta sempre fuori tempo massimo, plagiante, ridondante. Credibilità e serietà non possono essere considerati elementi marginali. Le copie vendute divengono unico indice di riuscita, dato che la qualità, da sola, non ingloba la sostenibilità.

Ammesso poi che regista e scrittore non debbano anche pagare per vedere cinque righe stampate inerenti al proprio progetto, che valore aggiunto può trarne?

Il cartaceo ha una certa autorità che internet attualmente non possiede. Il cartaceo, regolarmente registrato in tribunale, attrae la “critica onnisciente”, quella ufficiale e l’occhio della concorrenza. Se il prodotto che ci si vuole pubblicizzare non è dignitoso e/o la rivista stessa non è di livello, il rischio è di avere contro parte del mondo letterario/cinematografico.

Ed è qui che la mia riflessione si conclude, nonostante sia conscia che gli argomenti di discussione siano ancor più ramificati ma possa essere questo crocevia di pensiero. Tanto internet quanto la carta stampata, d’altronde, convergono in straordinaria complicità: un risultato scadente, sebbene diffuso sulla carta stampata, farebbe in pochi minuti il giro del web diffondendo ancora di più il famoso chiacchiericcio, che sicuramente tanto onorevole non è. In questo caso forse sarebbe stato più opportuno mantenere il prodotto in casa.

Posted in News by Melania Colagiorgio on settembre 8th, 2013 at %H:%M.

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