THE WITCH – Robert Eggers
Una famiglia viene cacciata dal proprio villaggio e si ritrova a ripartire da zero in una fattoria, vicina ad un tetro bosco dove ai bambini è vietato avvicinarsi. La primogenita Thomasin gioca con il neonato fratellino ma, improvvisamente questo le scompare letteralmente davanti, innescando una serie di sospetti e timori all’interno del nucleo familiare.
Primo lavoro per Robert Eggers, che ricostruisce un cupo pamphlet inscenato nel New England del diciassettesimo secolo, lavorando più sull’atmosfera e sul mood che non sull’orrore vero e proprio. Per cui dimenticate la linea horror tracciata dai lavori statunitensi dove il crescendo di tensione è sottolineato da effetti sonori crescenti e apparizioni improvvise, con The Witch il male si insinua silenziosamente dentro casa, stupra il focolare domestico violandone la sacralità, osserva con distacco e affonda solo quando è necessario.
Come se fossimo muti osservatori, Eggers ci poggia su una sedia di legno logorata dai tarli di fianco a Thomasin, William, Katherine, Caleb, Mercy e Jonas, mentre le candele rischiarano la cena anticipata dalla preghiera; ci fa scrutare la profonda fede come l’altrettanto profondo sospetto, facendoci chiedere se il male è già insito tra di loro o sta solo attendendo il momento giusto per annichilirne le anime. Non dimentichiamo che The Witch è un film (anche) sulle streghe, come quelle raccontate nelle fiabe più nere, in grado di volare così come di imbrattarsi il nudo corpo di sangue innocente, guidate da un male muta-forma che sussurra e affascina, che ammalia e uccide.
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