THE SILENT CITY – Ruairi Robinson
Il regista Ruairi Robinson ci presenta con maestria un futuro post-apocalittico nel quale si muove un manipolo di soldati. L’orizzonte è un deserto di dolore e distruzione nel quale i tre militari si spostano senza un’apparente missione, se non quella di salvare le proprie vite.
In The silent city predomina il grigio, una fotografia sporcata da elementi cupi che rimbombano morte durante tutta la sua durata, questo colore sporca il cielo ed il paesaggio in modo opprimente, soffocante, ed è spezzato solo dal rosso del sangue e del fuoco. Non ci è dato sapere il perché di una tale guerra, in grado di mettere in ginocchio il mondo e di spazzare via l’umanità, e non ci è dato conoscere il passato e il futuro dei nostri soldati, anche se non ci sono speranze a cui aggrapparsi … è la disperazione a fare da protagonista e forse anche per questo, nonostante la brevità della pellicola, l’angoscia ci attanaglia presto e non ci lascia più.
Le ultime scene, degne di un film horror, ci regalano un finale aperto assolutamente adeguato e inquietante dove, invece di avere risposte, il regista scaglia su un bilico la sorte dei tre uomini, così come quella del mondo intero. Un finale sì aperto, interpretabile, ma l’ansia e il dolore dominanti non fanno presagire niente di buono.