THE RAID – Gareth Evans
Un condominio fatiscente è dimora di un boss della droga, Tama, e dei suoi sgherri, capitanati dall’aggressivo Mad Dog e dal più riflessivo e arrivista Andi. Una squadra speciale composta da 20 uomini, capitanati dal sergente Jaka e dal tenente Wahyu, si reca sul posto per abbassare il sipario con un assalto frontale. Tra gli uomini vi è anche Rama, un quasi-padre dal cuore generoso ed esperto di silat.
The raid è un vero e proprio tripudio di azione ipercinetica, imbastardita da un sapore B-movie calzante, capace di far correre senza tregua i 90 minuti di durata che separano lo spettatore dalla scena finale. Ma, attenzione, non si tratta di un action anni ’80, nostalgico e vintage, quanto un action-movie del ventunesimo secolo caratterizzato da un sapore classico, ma caratterizzato da uno sguardo più che attento sul corso (e decorso) del cinema del nuovo millennio. Gareth Evans impara la lezione dettata da Ong Bak, per citarne uno, premendo sul pedale dell’acceleratore e strizzando l’occhio senza mai esagerare in autoironia.
Sebbene la struttura su livelli, tipica del videogioco, è qui più che palese, le coreografie di Yayan Ruhian rendono The raid un lavoro unico nel suo genere, capace di stupire non solo per lo stile di lotta e per i corpi continuamente martoriati, ma anche per l’utilizzo di armi varie (coltelli e machete su tutti) che fendono arti e di strategie di assalto o difesa (lo scoppio della bombola nel frigorifero, la scena della controparete) originali e d’effetto. The raid può essere considerato come nuova pietra di paragone, lontana anni luce dal revival di Stallone con I mercenari.