THE HOUSE OF THE DEVIL – Ti West
The House of the Devil può essere riassunto in poche parole: un’introversa e angosciata matricola universitaria fatica a trovare i soldi per pagare l’affitto e sceglie il lavoro part-time sbagliato. L’incubo che l’aspetta è atroce e la fuga impossibile, un crescendo di emoglobina e terrore diretto magistralmente da Ti West. Il film è un omaggio agli horror degli anni ottanta, al loro candore da calza di spugna bianca e baby doll che nasconde in realtà sanguinose verità e spietati assassini.
Come nelle migliori ambientazioni eighties, Ti West sceglie come set un campus universitario e come protagonista una giovane matricola, Samantha (Joceline Donahue), combattuta tra la voglia di fare parte di questo nuovo mondo popolato da giovani studenti smaliziati e la sua natura riservata. Sarà questa sua indole introversa a spingerla a trovarsi un appartamento, permettendole così di sfuggire alla sua coinquilina ninfomane e amante della biancheria sporca. A questo punto Samantha dovrà trovare un modo per pagarsi l’affitto e quando il misterioso Mr. Ulman (Tom Noonan) si presenterà al campus alla ricerca di una babysitter non si lascerà certo sfuggire l’occasione. Megan (Grata Gerwig), la sua esuberante amica diventerà la complice del suo piano e l’accompagnerà fino alla lugubre e inquietante casa degli Ulman.
Samantha scoprirà ben presto che il lavoro in questione non è propriamente quello descritto nell’annuncio. In effetti, il signor Ulman e sua moglie (Mary Woronov, indimenticabile icona della Factory di Andy Warhol) non hanno nemmeno un figlio ma vorrebbero comunque che Samantha rimanesse a casa loro e si prendesse cura dell’anziana suocera. La coppia desidera passare la serata fuori per celebrare l’eclissi lunare. La giovane matricola si lascia ingolosire dai soldi offerti dai coniugi Ulman e decide di accettare il lavoro. La serata nasconde in realtà angoscianti sorprese e Samantha si renderà ben presto conto che il suo ruolo all’interno del “rito lunare” sarà ben più importante di quello che si aspettava.
Molti gli elementi narrativi e tecnici che ci rimandano allo stile degli horror degli anni ’70 e, soprattutto, ’80: il panico relativo al satanismo, l’abbigliamento (oserei dire stupendo) delle attrici (degno di nota il walkman squisitamente anni ottanta di Samantha), il personaggio della babysitter preda di sanguinarie creature, l’uso del 16 mm che dona all’immagine un tono molto retrò, l’uso dello zoom o ancora la grafica dei titoli di apertura e di coda. Insomma, un vero omaggio ad un periodo florido per i film horror (impossibile non citare il Roman Polanski di Rosemary’s Baby, lo Stanley Kubrick di The Shining o ancora l’Halloween di John Carpenter) ma anche a una cultura, quella degli yuppie e dell’illusione di un benessere materiale duraturo. L’ingenuità di Samantha, rappresentante di una società che si illude ancora di poter vivere nella spensieratezza, sarà ben presto punita e malgrado riesca in apparenza a sfuggire al male, quest’ultimo la perseguiterà fino alla fine. Samantha diventerà in effetti a sua volta la culla di questa creatura demoniaca che la trasformerà e la tormenterà senza possibilità di redenzione.
Ti West riesce a ricreare un mondo passato con un’efficacia sconcertante. Il film è totalmente credibile sia dal punto di vista tecnico che estetico e permette al pubblico di immergersi in un’epoca passata in modo incredibilmente viscerale. Jeff Grace, ha creato una colonna sonora perfetta, angosciante e misteriosa che aggiunge alle immagini uno strato vintage supplementare molto apprezzato. Da sottolineare in particolar modo il tema musicale che apre il film, uscito dalla mente malata di Mike Armstrong, omaggio a maestri quali John Carpenter, Barry De Vorzon o ancora Goblin. Armstrong riesce a celebrare questi maestri dell’horror senza perdere il suo tocco personale, creando così un tema sonoro originale e molto stuzzicante, preambolo perfetto al massacro che aspetta la povera Samantha.
Donahue è magnifica nel ruolo di ingenua, vittima inconsapevole di un piano sanguinario che la trasformerà a sua volta in un mostro. Il candore e l’apparente insicurezza di Samantha sono perfettamente rappresentati dalla Donahue che riesce a essere credibile anche nelle scene più banali, evitando di scadere nella recitazione forzata o esagerata. The House of the Devil è un film da gustare fino in fondo, in ogni suo dettaglio, come un gioiello finemente cesellato. Il fascino emanato dalla giovane mente perversa di Ti West conquista dalla prima immagine … godetevi quindi questa dolce seduta di ipnosi che altera i sensi e trasporta in un universo adolescenziale altamente perverso.
VOTO: 8/10
USA, 2009
Regia: Ti West
Sceneggiatura: Ti West
Produttore: Josh Braun, Larry Fessenden, Roger Kass, Peter Phok
Produttore esecutivo: Greg Newman
Fotografia: Eliot Rockett
Montaggio: Ti West
Musiche: Jeff Grace
Scenografia: Jade Healy
Costumi: Robin Fitzgerald
Interpreti: Jocelin Donahue (Samantha), Tom Noonan (Mr. Ulman), Mary Woronov (Mrs. Ulman), Greta Gerwig (Megan), AJ Bowen (Victor Ulman), Dee Wallace (Landlady), Heather Robb (Roommate), Mary McCann (Elaine Cross)