THE DIVIDE – Xavier Gens
La terra trema, corpi si proiettano lungo le scale in cerca di salvezza. Ma il confine che li separa dalla morte è estremamente labile e l’unico (apparente) modo per non oltrepassarlo è scagliarsi non fuori dall’edificio crollante, dove persone si accalcano restando vittime di loro stessi, ma giù nello scantinato, dove una sorta di bunker può diventare unico muro che si erige per dividere … i vivi dai morti.
Si ritrovano così sei uomini e tre donne, rinchiusi in un rifugio la cui porta non è possibile aprire per evitare che entri la polvere radioattiva, secondo quanto dice l’ambiguo Mickey, il primo insidiatosi nell’angusto locale. La paura di ciò che è fuori e l’incursione dall’esterno di individui in tute bianche lasciano migrare il terrore all’interno del bunker, portando l’essere umano allo stato istintivo più feroce e ignobile. La sopravvivenza all’olocausto esterno diviene secondaria rispetto alla follia che esplode all’interno.
Dopo l’insipido Hitman e il buon Frontiers, il regista francese Xavier Gens torna dietro la macchina da presa con un progetto claustrofobico totalmente giocato sul concetto di homo homini lupus, innestato su un background apocalittico e venato da una carica drammatica dal peso imponente. The Divide non è né un horror né uno sci-fi movie, bensì un cupo abbandonarsi in territori della mente sporcati dal sangue. La violenza esplicita non manca, ma non è più il cardine della storia, come avveniva in Frontiers, ma il mezzo per costruire una suspense in crescendo, sorretta da un comparto visivo di tutto rispetto. La tecnica registica, supportata da un’ottima fotografia, diventa croce e delizia di The Divide, sostanzialmente perché ciò che manca al film è un approfondimento psicologico necessario all’identificazione con i personaggi mentre ciò che abbonda è la resa visiva.
Se da un lato lo spettatore si perde (positivamente) dietro il montaggio ben dosato, i primi piani, le carrellate e i giochi prospettici, dall’altro percepisce che manca un quid, quel qualcosa necessario alla costruzione di una vera e propria anima. Oltretutto anche il mistero di quello che sta avvenendo fuori resta irrisolto sino alla fine, lasciando uno strano sapore in bocca nonostante l’addolcimento di tanto sfarzo visivo (inteso come sfoggio di tecnica, non come esasperazione di immense panoramiche o effetti speciali). Ottimi gli attori, a partire da Michael Biehn arrivando a Rosanna Arquette, capaci di esasperare alcuni lati del loro carattere non risultando mai fuori luogo né troppo finti. The Divide, nonostante tutto, è un film riuscito, coinvolgente e avvolgente, supportato da una splendida colonna sonora triste e malinconica, un ottimo connubio di generi come dimostrazione del talento di Gens.