SUICIDE SQUAD – David Ayer
Quando mamma America decide di fare il lavoro sporco non può certo affidarlo alle mani troppo pulite di super eroi patinati di serie A, ha bisogno di perfetti signor-nessuno che possono essere utilizzati per gli intenti più sordidi e, al momento opportuno, abbandonarli al proprio destino negando di averli mai conosciuti.
David Ayer è al timone di Suicide Squad, uno dei film più attesi nel panorama dei cine-comic sia per il mirabolante show visto dal punto di vista dei cattivi, sia per il ritorno sul grande schermo del personaggio DC Comics più controverso e affascinante di tutti i tempi: Joker.
Contestualizziamo la più o meno recente linea di business degli studios: produrre e distribuire “a rotta di collo” film con super eroi. Invidiosa dei risultati dei Marvel Studios (qualcuno ha detto Disney?) che, da Iron man in poi, hanno costruito e pianificato tutte quelle che sarebbero state le loro produzioni fino al 2019, la DC Comics (Warner Bros) ha intrapreso lo stesso cammino, affrontando con l’artiglieria pesante la casa di produzione di Topolino, cercando di differenziarsene dallo stile giocoso e recuperando un sapore epico che albergava nei film fantastici di un tempo. Tutto questo ponendo l’accento sul torbido passato dei protagonisti, facendolo riaffiorare come un incubo nel mare dei ricordi, e costruendo un pacchetto con veste eccessivamente seriosa, che non ha del tutto convinto il pubblico.
Suicide Squad inizialmente doveva essere la cellula malata, ancora più malata del mondo che l’aveva partorita ma, visti i risultati di Batman v Superman, la Warner ha deciso che fosse il caso di non calcare troppo la mano sui toni cupi a favore di atmosfere più ironiche e divertite. Ed ecco che, se la Justice League vuole essere l’alter ego degli Avengers, Suicide Squad è il doppio de I Guardiani della galassia, se non altro perché non ha alcuna pretesa di serietà.
Glissando rapidamente sulla trama, che vede un ufficiale dell’Intelligence U.S.A., radunare i più grandi super criminali del pianeta per risolvere quei casini riguardanti forze sovrannaturali, super poteri e mutanti che l’esercito americano non riesce a risolvere, Suicide Squad è confezionato con uno stile che delizia il palato dei giocatori di picchiaduro. L’insieme è, infatti, strutturato proprio come un videogioco del genere: abbozzo di trama come collante, tante mazzate contro super cattivi, una presentazione dei protagonisti molto testosteronica (con tanto di scheda tecnica al lato della foto del personaggio, che riprende i vecchi stilemi dei cabinati della Capcom), una colonna sonora composta dalle migliori canzoni del panorama rock (Animals, Creedence Clearwater Revival, Black Sabbath e così via), il tutto condito da un’estetica kitsch che non dispiace.
L’attenzione della produzione si focalizza sulle scene ad alto impatto, sulle battute ad effetto a discapito della trama; il taglio psicologico dei personaggi ridotto alla stregua di una scheda tecnica di un avatar di un videogioco o ad un personaggio di Dungeons & Dragons, per cui abbiamo Will Smith vestito da Deadshot, Jared Leto vestito da Joker, Margot Robbie vestita da Harley Quinn … praticamente parliamo di cosplayer.
Un piccolo approfondimento lo merita la coppia Leto-Robbie che presenta lo zoccolo duro della sceneggiatura di Suicide Squad, in quanto la loro storia d’amore perversa e malata funziona, facendoci piacere il personaggio interpretato da Leto proprio perché lo vediamo con gli occhi di lei, capace di innescare qualsiasi azione per il suo amore. Il minutaggio concentrato su Joker, tuttavia, non ne permette approfondimento alcuno, probabilmente perché la Warner ha deciso di giocarsi questo asso nel film stand-alone su Batman.
Suicide Squad è uno spettacolo circense che si lascia seguire se ci si prepara alla visione con la giusta dose di leggerezza, scorrendo via come un videogioco lungo oltre 2 ore.
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