STORM – Davide Marini
Adam Kowalski è interrogato per ricostruire un evento preciso, la cui importanza ha un peso fondamentale che grava sulla vita di diverse persone.
Strana scelta quella di Davide Marini, regista che pennella un quadro fumoso, povero di dettagli e di un filo logico preciso. Almeno all’apparenza. Pochi minuti, un dialogo che sembra seguire derive non delineate, suggerendo sensazioni, emozioni di un protagonista sofferente fisicamente ma insofferente emotivamente. Adam non riesce a ricordare, se non lampi nel buio, un’oscurità da cui fugge, corre lontano da un uomo che sembra inseguirlo, poi ritornano alla memoria versi di una poesia e all’improvviso uno sparo. Immagini poco nitide, voci che si perdono nell’aere, confusione … ma la mente di Adam (forse) è inconsciamente lucida nei ricordi.
Protagonista del cortometraggio Storm è un sempre bravo Roberto D’Antona, qui insieme ad Annamaria Lorusso, di cui però si ode solo la voce. La camera inquadra solo il viso del protagonista che domina la scena per dieci minuti, e offrendo il meglio negli istanti finali.
Destinato a festival internazionali e non, Storm manca di un costrutto narrativo articolato, sembra fluttuare nell’aria, rischia di non poggiare mai i piedi sul terreno, senza imprimersi nella testa di chi guarda. Diretto ed esplosivo il messaggio di vendetta e di delusione, difficilmente comprensibile il percorso che porta alla generazione di tali sentimenti, così come la storia che ne fa da traino senza incidere.
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