SHORES – Simone Chiesa
Internet e i social sono diventati sempre più invasivi nella vita quotidiana, e una fetta sempre più nutrita di utenti sviluppano una sorta di dipendenza da essi. Un “Like”, un commento, un apprezzamento virtuale, offrono soddisfazione che porta ad assuefazione e, in caso di assenza di questi, il cammino verso la depressione, ansia o bassa autostima è in discesa. Così esordisce Shores, un mediometraggio incentrato su una schiera di personaggi che, in un modo o nell’altro, hanno fatto cose orribili pur di ottenere l’agognata fama virtuale.
Figure di vario genere, esseri umani, finiscono accecati dalla vanità dei social e alle volte, spudoratamente consci del loro errore, cercano di redimersi, liberarsi, da questa paradossale dipendenza e rinascere in un nuovo stato. Come farlo? Attraverso una sorta di Battesimo purificatorio. Alla guida del gruppo una donna che, forte della sua posizione, porta gli adepti ad abiurare i social media, in un crescendo che vede scontrarsi tale proposito contro un muro. Amara ironia anche quella mostrata nell’epilogo, in un macabro parallelo con la realtà …
Simone Chiesa firma la sua prima vera opera da regista, mettendosi da solo dietro la telecamera e spingendo l’occhio ad esaltare i dettagli, montando una serie di sequenze che dotano Shores di una precisa identità, travestendolo quasi da docu-film. Superando lo scoglio innalzato da una sceneggiatura banale in alcuni frangenti, forzata in altri, in Shores spiccano senz’altro una bella fotografia firmata da Davide Cazzulani, una buona interpretazione dei vari attori degnamente calati nei loro personaggi e, soprattutto, la colonna sonora di Armando Marchetti e Andrea Fedeli.
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