SAW 4 – Darren Lynn Bousman
Una cassetta viene trovata nel corpo di John Kramer , alias l’Enigmista, rivelando così un’ultima beffarda trappola al Detective Hoffman che si occupa del caso. Sulla scena del crimine dove è stato consumato l’omicidio della detective Kerry sopraggiungono gli agenti dell’FBI Strahm e Perez, i quali ipotizzano la presenza di una terza persona oltre John e la sua apprendista Amanda.
Il gioco orchestrato dall’Enigmista comincia quando il tenente degli Swat Rigg viene aggredito nella sua casa durante la notte e si risveglia con una registrazione che gli darà novanta minuti per affrontare dei test e salvare il detective Matthews, tenuto prigioniero da oltre sei mesi.
La partita ha così inizio.
Ogni volta che si presenta un nuovo sequel (o prequel) di una saga che gode di una notevole risonanza al botteghino, l’esito è quanto mai incerto in quanto i parametri su cui si gioca variano notevolmente in base ai diktat della major di turno. Saw è partito come un film indipendente, girato in pochissimo tempo e fondato su un’idea di base nemmeno originale, ma realizzato con gusto ed una dose di sana cattiveria che non guasta mai. Non dimentichiamo che è stato anche capace di imporre una nuova icona nell’immaginario orrorifico: Jigsaw. Dal secondo capitolo in poi, mollano i creatori originari (James Wan, Leigh Whannell) e prendono le redini i produttori e il nuovo regista (Darren Lynn Bousman) dando luce ad episodi più o meno degni e lasciando insorgere l’Enigmista come vera e propria punta di diamante di ogni episodio.
Nel terzo episodio però John Kramer muore (così come la sua aiutante Amanda) ma sul web circolano foto che vedono l’attore Tobin Bell come una delle figure primarie di quest’ultimo capitolo. Direte voi, ma com’è possibile? Non volendo rovinare la sorpresa finale (ma chi ha visto Memento di Clive Nolan potrà intuire qualcosa …) gli autori sono riusciti a giocare con flashback, flashforward oltre che con una girandola di nuovi personaggi, in modo tale da rinfrescare lo script e deviare dalla canonica e, ormai, logora strada imboccata a partire dal capitolo due.
Non aspettatevi un conto alla rovescia per vedere chi resta vivo come il secondo episodio, pensate di trovarvi di fronte ad un horror che miscela la tensione agli intrecci, rallentando così il ritmo e aggrovigliando gli intarsi narrativi, in modo tale da porsi (in maniera furba ammettiamolo) come nuovo punto di partenza per gli altri episodi. Nonostante ciò il film riesce. Sembra strano dirlo perché se si analizza il plot dalla giusta prospettiva, la comparsa della moglie di Jigsaw per fare da ponte con il passato e spiegare le scelte dell’omicida, l’ossessione del tenente Rigg rimpinzata da flashback che pennellano ulteriori situazioni o la stessa scena iniziale dell’autopsia (in rete da tempo ma non per caso, badate bene) sono incollati nei novanta minuti di durata con dovizia, ma suonano falsi e quasi forzati se ci si ferma un attimo a pensare all’iter evolutivo della serie.
Gli sceneggiatori hanno compiuto un enorme sforzo creativo per plasmare le linee di collegamento tra i vari segmenti, ma sono stati da un lato scaltri a lanciare nuove soluzioni narrative (in ambito alla saga di Saw) dall’altro frettolosi nel dover imbastire certe situazioni poco credibili (si veda a tal proposito la trappola finale che lega i destini di Art Blank, Matthews e Hoffman e le reazioni di Rigg). Si ha insomma l’idea di una buon groviglio creato ad arte, ma che lascia una sensazione di presa in giro ai danni dello spettatore.
Tirando le somme, Saw 4 sarà, come sempre, sballottato tra detrattori e aficionados. Sicuramente segnerà un ulteriore divario tra chi urlerà al colpo di genio e chi protesterà contro l’opinabile operazione commerciale che si cela dietro. Ciò che comunque consiglio è sedersi sulla poltrona, tenere attivo il cervello sia per ricordare avvenimenti passati che per dipanare la matassa di quest’ultimo e godersi lo spettacolo senza necessariamente iniziare la visione prevenuti, tanto la mossa finale ritarderà ogni giudizio ai capitoli che verranno. Ma anche questo fa parte del gioco.
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