ROUGH CUT – Jang Hoon
Gang-pae adora il cinema, ogni volta che può si dilegua per chiudercisi dentro. Gang-pae è anche il numero due di una potentissima gang. Su-ta è una star del cinema d’azione, ruolo che gli calza a pennello data la sua indole violenta e aggressiva. Il suo ultimo film viene però bloccato perchè Su-ta ferisce realmente un altro attore. Gang-pae ne diventa il sostituto, e lo scontro tra i due supera le barriere della finzione …
Gang-pae e Su-ta, due forti e distinte personalità che sia nella vita reale che nella (“finta”) finzione cinematografica battagliano in un aggrovigliarsi metacinematografico che registra la realtà (lo scontro fisico non simulato) nella finzione (quella del set del film di Su-ta) a sua volta immersa nella finzione (quella che vediamo noi spettatori attraverso lo schermo).
Il titolo originale del film, infatti, significa “Un film è un film” e gioca continuamente su questo parallelismo senza mai annoiare grazie ad un montaggio serrato che valorizza le scene d’azione, innesti ironici che spezzano la tensione e tanti primi piani che valorizzano l’ottima interpretazione dei due caratteri principali. Non dimentichiamo una fotografia capace di rendere giustizia cromatica alle scene, sia evidenziando il grigiore di uno scontro morale prima che fisico, sia tinteggiando di rosso l’ambiguo animo dei protagonisti.
Il regista, Hun Jang, si trova con ROUGH CUT al suo esordio cinematografico e riesce nell’intento di pennellare un film irriverente, divertente, catchy e mai banale. Kim Ki-duk, di cui Jang è stato aiuto regista, è accreditato tra gli sceneggiatori, anche se penso sia più una trovata pubblicitaria che concreta.
So Ji-sub e Kang Jihwan sono perfetti nei ruoli, grazie anche ad una sceneggiatura che non trascura alcun particolare sia a livello di dialoghi che di orchestrazione, brillando anche nella discesa all’interno delle vite dei protagonisti. Questo elemento, infatti, viene portato avanti accuratamente grazie ad un intreccio di storie che ben si intersecano con la trama principale e che hanno il merito di portare alla luce anche i personaggi che ruotano attorno ai protagonisti, velando di dramma umano le vicende narrate.
Egregiamente realizzate le musiche, con tappeti di strumenti classici ad accompagnare una chitarra classica che in un susseguirsi struggente di note suggella uno splendido finale. Non date nulla per scontato, ROUGH CUT non smette di stupire nemmeno nell’ultimo frame.
Gang-pae and Su-ta, two strong and different characters both in real life and in (“fake”) fiction fight in a sort of metacinematographic tangle up shooting the reality (the real fight) in the fiction (the Su-ta film set) in turn dip into the fiction we watch in front of the screen.
The original film title, in fact, means “A film is a film” and run along this parallelism without boring thanks to a fast editing highlighting the action scenes, ironic moments breaking up the tension and so many close up enhancing the great acting of the two main characters. The photography improves the chromatic aspect of all the scenes, highlighting the greyness of a moral fight before a physical fight, painting red the ambiguous main characters’ soul.