ROAD TO L. IL MISTERO DI LOVECRAFT – Federico Greco
Il ritrovamento di un manoscritto antico, all’apparenza attribuibile allo scrittore statunitense Howard Philips Lovecraft, mette in moto una piccola troupe americana di giovani cineasti che vogliono ripercorrere l’ipotetico viaggio dello scrittore nella nostra penisola.
Per realizzare questo documentario, il gruppo di ragazzi attraversa paesini del nord Italia costeggianti il delta del Po, ove lo scrittore avrebbe (presumibilmente) viaggiato nell’anno 1926, al fine di scoprire i misteri aleggianti come fantasmi che ne infestano le terre. Durante questa ricerca la troupe fa capolinea nel paesino di Loreo, mimetizzandosi all’interno della comunità stessa, ascoltando i particolari ed affascinanti racconti degli abitanti del posto, setacciando le lande circostanti, scivolando in celati eremi dove le leggende si fondono con la realtà grazie ai Racconti del Filò. Nel ricomporre i vari frammenti di storie rinvenute, eventi inspiegabili, verità tenute nascoste agli estranei, i cineasti apprendono un ulteriore elemento: la strana scomparsa di Andrea Roberti, uno studente di tradizioni popolari spintosi in quelle lande con lo scopo di trovare dei punti di congiunzione tra viaggio e racconto.
I luoghi sono davvero permeati da tutti questi misteri? La verità equivale a quello che hanno visto e udito o c’è una realtà ben più oscura ed insidiosa pronta ad attenderli? ROAD TO L. IL MISTERO DI LOVECRAFT non è una biografia su Lovecraft, ma una discesa nelle criptiche visioni dello scrittore attraverso frammenti di paesaggi che inglobano quel sottomondo cupo e desolante capace di abbandonare un essere umano inerme in mezzo a voraci spirali del tempo, dove creature abominevoli si nutrono del dolore. Federico Greco e Roberto Leggio, accompagnati da Roberto Purvis, Simonetta Solder, Fausto Sciarappa e Fabrizio La Palombara si immergono in lande evocative, come quelle presenti nel Polesine, nutrendosi delle tradizioni popolari e facendo emergere con forza dal passato figure, situazioni, folclore e ombre care allo scrittore di Providence. La troupe si inoltra nelle terre apparentemente menzionate nel diario sino alla bocca della serpentina, Innsmouth come “In his mouth” (nelle sue fauci), scoprendo via via elementi che probabilmente influenzarono la fantasia di Lovecraft sino alla tragica scoperta finale.
L’idea è molto originale, un plauso va fatto alla regia che non lesina primi piani (per sottolineare lo stato di tensione e alta emotività che lentamente avvolge la troupe) e inquadrature delle meravigliose terre (con riprese a pelo d’acqua, dei tramonti o dell’alba), mentre perde mordente quando si tenta di aumentare la tensione (la discesa al buio nei cunicoli non riesce a comunicare adeguatamente un senso di claustrofobia). L’ottima idea del mockumentary (il fasullo ritrovamento di un diario attribuibile a Lovecraft), con l’avventurosa ricerca che ne segue, si scontra con una messa in scena che alle volte latita in ritmo e non riesce a trasmettere il pathos necessario. Diversi elementi, come il ritrovamento del video dello studente, sarebbero stati meglio supportati da un’atmosfera più morbosa e cupa, magari sottolineando la discesa nell’abisso con una maggiore presenza della (splendida) colonna sonora.
Sicuramente un ottimo risultato per Greco e Leggio, autori di un lavoro complesso ed ambizioso che merita molta più attenzione della stragrande maggioranza delle pellicole che infestano i nostri cinema e videoteche.
Curiosità
I racconti del Filò fanno parte della tradizione veneta, legati alle favole (cosiddette “fole“) narrate dai “contafole” che trattavano tematiche comuni utilizzando il dialetto veneto sia a scopo didattico sia per tramandare usi e tradizioni che altrimenti sarebbero andati persi nel tempo. Le voci narranti dei vecchi come fonte storica, vero e proprio sostituto dei libri inaccessibili ai contadini analfabeti.