REVERSAL – José Manuel Cravioto
Titolo fin troppo esplicativo anche nella versione originale, “Bound to Vengeance”, che lascia pochi dubbi su quello che andremo a vedere.
Eve è stata rapita insieme alla sorella ma, quando quest’ultima muore, Eve riesce a trovare la forza e il modo di scappare, dopo sei mesi di prigionia e oscurità. Vagando per casa in cerca di qualcosa che possa aiutarla a evadere trova però una serie di fotografie di ragazze tenute prigioniere in altrettante case. La ragazza decide, allora, di invertire ruoli e situazione, catturando il suo aguzzino, Phil, e facendosi condurre di casa in casa per salvarle tutte.
Una notte indimenticabile per Phil ed Eve la quale, senza un piano razionale, si ritrova invischiata in una cupa storia, dalla quale non ne può che uscire abbrutita. Le ragazze rapite ormai da tempo, non conoscono altro mondo, riconoscono in Phil il loro unico punto di riferimento, il loro padrone, e persino la ragazza più forte e cosciente sembra restia a fidarsi di Eve, restando sconvolta dalla sua voglia di libertà. Un cerchio di terrore che vedrà il suo apice solo al momento di liberare l’ultima ragazza, nell’ultima casa.
Immagini sature, frutto di una pessima fotografia, una storia poco credibile e presentata in maniera sconclusionata, ci spengono fin dai primi frame qualsiasi entusiasmo. Una serie di flashback inseriti qua e là come lampi di luce nel buio della notte, vorrebbero spiegarci il passato di Eve, ma il regista non vuole soffermarsi su nulla, evita di dare spiegazioni su come sia avvenuto il doppio rapimento, evita di raccontarci la vita di Eve, mentre ne caratterizza adeguatamente il personaggio. Grintosa, intelligente e furba, una ragazza tosta e con la giusta crudeltà che, però, capisce solo alla fine quanto è grande quello contro cui si sta mettendo.
O almeno questo è ciò che vorrebbe far trasparire il regista. José Manuel Cravioto non approfondisce nulla, abbozza solo; pur presentando (o volendo presentare) tematiche sociali gravi, come lo sfruttamento della donna o la sindrome di Stoccolma, o volendo mostrarci che dietro una quotidianità apparentemente tranquilla si possa nascondere una seconda vita oscura e terrificante, l’analisi si perde dietro uno script che si ferma alla superficie.
Reversal non soddisfa nemmeno gli appassionati di splatter, abbandonando il sentiero dell’horror, a favore del filone thriller on the road (con schizzi di sangue). Tutto sommato un film mediocre con un finale giusto e soddisfacente e, se anche vale la pena vederlo fosse solo per la buona interpretazione di Tina Ivlev, non vale il prezzo del biglietto.
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