PLAGA ZOMBIE: ZONA MUTANTE – P. Parés & H. Sàez
Un antico accordo con degli alieni permette che questi possano testare un loro virus in un’area ben delimitata di un centro urbano terrestre, dato loro dai Servizi Segreti in cambio di protezione, ma il virus si propaga in tutta la città, trasformandola in un covo di zombie. La città viene isolata per non destare sospetti e cancellata dalle cartine geografiche mentre alcuni dei sopravvissuti vengono portati con la forza di nuovo all’interno di essa. Si scatena, così, una lotta apocalittica per la sopravvivenza tra non-morti e quasi-morti …
Remake del quasi omonimo Plaga Zombie, uscito 4 anni prima, questo piccolo gioiello di cinema indipendente argentino è, in realtà, un vero e proprio lungometraggio amatoriale. Girato in 4 anni da un gruppo di appassionati (in seguito al successo riscosso dalla prima pellicola), si vocifera che abbia avuto un budget di soli 600 dollari. Con questi pochi spiccioli i ragazzi hanno confezionato in economia un capolavoro di genere, con set montati all’occorrenza in fretta e furia (si vocifera ancora che dovessero cogliere l’attimo in base alla luce del giorno e al fatto che in quel momento la zona fosse deserta) e una cura maniacale dei dettagli. Se la trama è solo il pretesto per inscenare effettacci e lotte farsesche di zombie; il film si avvale di un montaggio praticamente perfetto che non ha nulla da invidiare non solo ai capolavori di genere, ma al cinema di qualità in generale. Le scene d’azione sono incredibili, le lotte realistiche e i poveri effetti usati in modo intelligente e divertente.
PLAGA ZOMBIE: ZONA MUTANTE resta una commedia demenziale ma anche un film pregevole e godibile, ricco di scene splatter senza esclusione di colpi, vere e proprie amputazioni e operazioni chirurgiche eseguite a mano su non-morti e tutto ciò che delizia ogni appassionato del genere.
I tre protagonisti (un wrestler, un nerd ed uno studente di medicina) rendono accattivante la trama e irresistibili gli omaggi-citazione che non si possono non notare: non solo l’ovvio cinema di George Romero o le zombesche pellicole spagnole, ma anche John Carpenter e le “fughe” di Snake Plissken, oltre a Peter Jackson, a cui gli sceneggiatori-registi-autori delle musiche-protagonisti hanno dichiaratamente rivelato di essersi ispirati (senza contare l’agente dell’FBI che ricorda vagamente Egon Spengler dei Ghostbusters).
Se i particolari come la fotografia, le luci e, ripetiamo, uno splendido montaggio, rendono davvero poco credibile che gli autori abbiano attinto a un budget così limitato, il film resta in ogni caso una perla di cinema, un’occasione che ogni giovane cineasta, anche amatoriale e senza un centesimo, dovrebbe imparare. La versione italiana risulta molto ben doppiata oltre che corredata di alcune scene tagliate anche nella versione originale in spagnolo.