PARANORMAL STORIES – Aa. Vv.
Un taccuino dove uno scrittore appena defunto (all’apparenza) ha annotato un assassinio; una chat tra due ragazzi, di cui uno morto suicida il giorno precedente; le anime dei morti che tornano sul piano dei vivi per punire una sedicente medium; un bimbo muto che sfoga la propria repressione tramite la violenza; una macchina di notte che sperona qualcosa, facendone pagare le conseguenze alle persone a bordo.
A queste cinque storie si aggiunge un prologo (un ragazzino rimasto solo in casa che ne approfitta per vedersi un film horror) e un epilogo (lo stesso ragazzino assalito dai propri giocattoli), per formare un film ad episodi italiano dall’ammiccante titolo Paranormal stories.
Horror dal sapore eighties nel contenitore (Creepshow), del ventunesimo secolo nella resa tecnica, Paranormal stories abbraccia la forma film ad episodi per lasciar scorazzare (nel senso positivo) giovanissimi registi, già autori di altri lavori che circolano nell’underground italiano. Si inizia con ”17 Novembre” diretto da Tommaso Agnese (Il sogno di Gaia, La vita contro), ottimamente interpretato e diretto ma scontato nel finale, intuibile sin dalle prime sequenze; per poi proseguire con ”Offline”, Andrea Gagliardi (A momentary lapse of reason, Il bagno italiano), che si scaglia nel cuore dello spettatore durante la telefonata al fratellino del defunto, ma che non riesce nel twist capace di dare un finale in crescendo, risultando incompleto.
Ottimo, invece, il lavoro di Stefano Prolli con “Fiaba di un mostro”, non solo artisticamente fotografato, ma in grado di far respirare atmosfere da Io non ho paura di Tornatore, con un’azzeccata commistione di location e paure ancestrali dell’anormalità. Il segmento più riuscito. “La medium” scivola via rapidamente tra le mani di un Roberto Palma da cui ci possiamo solo aspettare molto, dopo gli ottimi Tunnel e Noir designer. Epilogo di Albanesi a parte, si chiude con “Urla in collina”, banale nello script quanto riuscito nell’incedere simil-pov, grazie all’esperienza di Marco Farina e Omar Protani (Dietro lo schermo, L’ultima guerra).
Paranormal stories risulta, quindi, un’esercizio tecnico che si sposa con una voglia matta di creare, di farsi vedere, di evadere dal circuito underground per allargare l’orizzonte. Le possibilità ci sono, persone che ci credono investendoci come il coraggioso Gabriele Albanesi un po’ meno; per partire con lo sprint giusto bisogna cogliere l’attimo in cui una sceneggiatura originale sfiora le mani di un produttore, non comporla dopo che il progetto è pronto a partire.