PAINLESS – Juan Carlos Medina
Il buio di un bosco rischiarato da un fuoco … che avvolge il braccio di una bambina, apparentemente tranquilla nonostante la vampata. Un’altra bambina le si avvicina affascinata, decide di emularla, prendendo fuoco e perdendo la vita. 1931, sui Pirenei, un gruppo di bambini viene destinato ad un ospedale psichiatrico.
Imbracati in camicie di forza, i bambini vengono allontanati dal resto del mondo a causa della loro malattia che li rende insensibili al dolore, per cui ritenuti pericolosi per loro stessi e per gli altri. Uno scienziato tedesco in fuga, in quanto ebreo, inizia su di loro una sperimentazione per educarli al dolore, scoprendo le doti di uno di loro che verrà soprannominato Berkano, destinato a divenire un torturatore. 2010, Spagna, David scopre di esser strato adottato e si ritrova a indagare sull’ospedale psichiatrico ormai in rovina.
Painless trasuda Guillermo Del Toro, e il suo La spina del diavolo, da tutti i pori, incrociandone il dna con pellicole spagnole come The orphanage, per citarne una, creando quel misto di orrore della storia (la guerra civile spagnola) e orrore del presente che le caratterizza. Il film di Juan Carlos Medina non riesce ad essere incisivo, subendo cali di ritmo, computer grafica spesso inefficace ed esaltazione di particolari gore che stridono con una carica drammatica che avrebbe dovuto essere l’elemento portante dell’intera vicenda. I balzi temporali funzionano per sottolineare l’intreccio, anche se ben presto il presente non rivela il medesimo interesse come gli anni ’30, subendo la scarsa prestazione del protagonista, David (Àlex Brendemühl).
La figura di Berkano è sicuramente affascinante, anche se derivativa, e riesce a gelare il sangue quando, attraverso gli occhi di un bambino, si intuisce il modo impassibile di guardare il mondo e le persone. Uno sguardo che si riverbera negli occhi dei miliziani che si annientano durante la guerra civile. Painless raccoglie diversi spunti ma non focalizza l’attenzione a dovere, rischiando di finire ben presto tra i titoli dimenticabili di un cinema che tutt’oggi si sforza di emergere dall’underground. Occasione mancata.