OLYMPUS HAS FALLEN – Antoine Fuqua
Un letale piano terroristico nel cuore pulsante del governo statunitense, la Casa Bianca invasa da un nucleo armato di nordcoreani, il Presidente degli U.S.A. ostaggio di criminali con obiettivi nucleari: il sogno americano viene ammainato con la bandiera a stelle e strisce, cedendo il posto ad un ricorrente incubo occidentale.
Antoine Fuqua, navigato regista di action polizieschi (Shooter, Training Day, Bait – L’Esca), orchestra un thriller politico fra le mura dell’edificio più inattaccabile del mondo e infila il ruvido Gerard Butler (300, Giustizia Privata) negli scomodi panni di Mike Banning, ex agente dei servizi segreti che si trova catapultato nei meandri della White House proprio durante il feroce attacco terroristico.
Col Presidente (Aaron Eckhart, Il Cavaliere Oscuro, Thank You For Smoking) e la sua scorta reclusi nel bunker sotterraneo, Banning diventa una silenziosa mina vagante che cercherà di neutralizzare la minaccia e ristabilire il comando attraverso il perfetto binomio proprio dell’american style cinematografico: amore per la patria e tante, tante randellate agli invasori.
Ah, se Chuck Norris avesse avuto qualche anno di meno (e se fosse stato in grado di recitare) … sarebbe stato l’interprete ideale di questo movimentato ed iper-patriottico film. Non se la cava male nell’one (action) man show Butler, picchiatore fedele alla bandiera che con sapienza mentale e fisica (e la battuta prontissima) si fa largo nell’Olimpo caduto per evitare che il piano malefico arrivi in porto. È un racconto figlio di quel funesto 9/11 che ha instillato nell’animo americano la consapevolezza di poter essere colpito dritto in faccia, in qualsiasi momento.
Le tensioni politiche fra Stati Uniti e Corea Del Nord sono uno scenario realistico e pericolosamente esplicito che Fuqua gestisce intelligentemente e con sontuose abilità tecniche; basti osservare l’impressionante e adrenalinica sequenza dell’attacco in pieno giorno alla Casa Bianca, uno sfondamento terra-aria registicamente grandioso. Sono proprio i suoi accorgimenti (insieme ad una sceneggiatura che alterna con buon dosaggio ironia e orgoglioso machismo) ad alleggerire un impianto narrativo filoamericano fino all’eccesso.
La bandiera brucia e crolla a terra, il protagonista, il Presidente e le figure associate (Morgan Freeman insolitamente sotto tono, al contrario di una brillante Angela Bassett) sono integerrimi, preferiscono la morte al tradimento e guardano il nemico a testa alta e fiera; rappresentano la cordata governativa che il cittadino americano vorrebbe, ma che puzza di idealizzazione plastificata per appagare il suddetto. Attacco Al Potere incarna le due facce dell’ambivalente America post-2001: vulnerabile ma orgogliosa, distrutta e ricostruita, ferita ma mai doma.
Altrettanto double-face il film: magnetico e divertente quando regala elegante azione, stantio quando rallenta e spara a tutto volume l’inno nazionale. Che, per orecchie extra-statunitensi, risulta quasi assordante.