NOSFERATU – Robert Eggers
Dopo 102 anni, chi se non Robert Eggers, regista dei successi di The Witch, The Northman e The Lighthouse, poteva riportare sul grande schermo il dramma di Ellen Hutter e del famigerato Conte Orlok, che dai Carpazi riesce a turbarle il sonno e la tranquillità?
Nosferatu, che in lingua romena significa “il non spirato” (un non morto, un vampiro), è stata forse una delle opere che maggiormente associamo al regista tedesco Murnau. Quest’ultimo voleva mettere in scena il Dracula di Bram Stoker, ma, impossibilitato per motivi di diritti, decise di rappresentarlo cambiando i nomi dei protagonisti e modificando in parte la trama. Un secolo dopo, e dopo l’adattamento di Herzog, questi problemi non vi sono più e l’opera di Murnau è divenuta un classico del cinema horror.
Nella versione di Eggers ritroviamo Thomas Hutter intento ad accettare un nuovo incarico di lavoro per conto dell’agenzia immobiliare per la quale lavora. Egli ha il dovere di recarsi nei Carpazi, dove vive il Conte Orlok, che, impossibilitato a muoversi dalla sua dimora, deve concludere l’acquisto di un immobile a Wisborg (Germania), dove ha intenzione di trasferirsi.
Durante l’assenza, sua moglie Ellen comincia ad accusare dolori anomali e il sonno disturbato dall’inquietante presenza del conte. Anche il principale di Hutter, Herr Knock, perde la ragione, si lascia andare ad atti sanguinari e viene per questo rinchiuso in cella. La tranquillità degli amici di Ellen e Thomas viene anch’essa a mancare dopo che decidono di dare ospitalità a Ellen per tutto il tempo in cui Thomas sarà via da casa.
Ellen, di notte, sembra cadere in uno stato di trance che la rende fuori controllo. Si ritiene che la scienza possa fare ben poco per lo stato di salute della povera Ellen, e il dottore presso il quale è in cura decide di coinvolgere un medico esperto di occultismo e possessioni: il prof. Albin Eberhart Von Franz. Quest’ultimo comunica loro la triste novella: Ellen è stata posseduta dal Conte Orlok, che incarna tutto il male e l’abominio presenti sulla terra, e solamente lei potrà estirpare il male e liberare il mondo dalla sua orribile presenza.
Questa, in sintesi, è la trama che ricalca le vicissitudini narrate da Murnau 102 anni fa, con l’aggiunta del personaggio del prof. Eberhart, interpretato magistralmente da Willem Dafoe.
Al centro della narrazione della versione di Eggers c’è Ellen (Lily Rose Depp) e la sua riscoperta come donna, la sua rinascita. Infatti, la metafora del Conte Orlok, che alberga dentro di lei e le sconvolge i piani e la vita, non è altro che rappresentativa dei suoi istinti più bassi e animali, che tutti abbiamo, ma che lei, in particolar modo, sembra aver combattuto e rifiutato per tutta la vita. Alla base di tutta l’opera di Eggers c’è fondamentalmente questo motore psicologico che dà lustro a un’opera che altrimenti brillerebbe soprattutto per la sua imponenza scenica e per la magistrale interpretazione dei protagonisti.
Tra questi, menzione speciale per Bill Skarsgård, ormai abituato a interpretare ruoli mefistofelici, che offre una versione particolare di Orlok, in totale controtendenza rispetto all’opera di Murnau. Anche in questo film, come in The Northman, il regista ha dovuto scendere a compromessi con quello che è il mercato attuale, affidando i ruoli principali ad attori di grido nel panorama hollywoodiano.
Forse l’Eggers delle origini non avrebbe mai affidato a attori inglesi ruoli che avrebbero dovuto ricoprire attori di origini tedesche, ma sappiamo che ci sono molti compromessi a cui si deve scendere quando ci si cimenta in un’opera ad alto budget e con una distribuzione importante.