NECROPHYILIA – Francesco Scardone
Un viaggio nella mente malata di un uomo qualunque. Potrebbe essere il tuo compagno di banco, un tuo collega, un vicino, comunque uno nascosto dietro la maschera della normalità. Potrebbe essere il riflesso che ti osserva dallo specchio quando ti fai la barba.
A cavallo tra la più nera follia e la più irrequieta lucidità. Un’immagine quotidiana vissuta tra vita e morte. Si ha sempre l’impressione di non vivere ma di sudare l’esistenza. Un romanzo che mostra le due facce della stessa medaglia.
Il lavoro in un obitorio può deviare chi lo svolge o la scelta di lavorare in un obitorio è voluta da chi è deviato in partenza? Il protagonista si muove in uno scenario costellato di anime erranti (la sua in primo luogo), di corpi che hanno perso non solo la luce della vita ma anche della speranza. Sono caratteri che come macchie impiastricciano una tela che resterà anonima, mentre un individuo osserva il dipinto che si forma con sguardo disincantato.
Il protagonista è un giovane che espleta nella maniera più brutale (secondo il perbenismo vigente) la sua sessualità, masturbandosi di fronte al cadavere della nonna, violando cadaveri e diventando carnefice a sua volta in una lenta ma inesorabile discesa verso oscure dimore dove alberga il suo io più recondito e insaziabile. Un movimento oscillatorio che gli lascia il tempo di scrutare cosa ruota intorno a lui, lasciandolo esordire in fughe (mentali) che lo portano a confrontarsi con dogmi e certezze da non si sa chi definite tali.
Francesco Scardone crea un mondo grottesco e lo fa pienamente conscio della materia plasmata. Decide di pigiare il piede sull’acceleratore narrando orrori e violenze normalmente pensate ma difficilmente scritte (o mostrate), e gioca questa carta per attrarre la morbosità del lettore. Esplicitamente. Mette in bocca al protagonista elucubrazioni filosofiche e letterarie e si dimostra sensibile nei momenti in cui il romanzo rallenta i ritmi e diventa maggiormente contemplativo.
L’aspetto che lo scrittore napoletano deve limare è la compenetrazione tra elementi narrativi e intermezzi filosofici in cui Scardone mostra di avere una buona cultura ma lo esterna in maniera troppo plateale. Occorre lasciar traspirare determinati pensieri senza scriverli esplicitamente su carta. Anche il costrutto linguistico alle volte necessiterebbe di una semplificazione (non dimentichiamo che autori di fama mondiale, come Ernest Hemingway per citarne uno, tratteggiavano splendide situazioni utilizzando solo soggetto, verbo e complemento oggetto). La trama risulta in parte soffocata dagli elementi pittoresco-grotteschi, tuttavia fa parte del gioco creato dallo scrittore, anche se questo risulta insapore nella bocca di chi mastica moltissime parole ogni anno.
NECROPHYLIA è un ottimo primo romanzo, adesso tocca a Scardone raccogliere i feedback ricevuti e le idee, iniziando a maneggiare le parole in maniera sempre più personale. Coraggioso.