MIND’S EYE – “A gentleman’s hurricane”
Sicuramente l’album più ambizioso della discografia dei Mind’s Eye. Giunti alle soglie del quinto disco gli svedesi producono un cd, un comic book ed un dvd (che mostra le sessioni di registrazione in studio) contemporaneamente per meglio rappresentare gli eventi narrati in A Gentlemans’ Hurricane.
Dopo il buono Walking on H2O, che risentiva della mancanza di picchi creativi tali da lasciare un segno tangibile nell’ascoltatore, con questo disco i Mind’s eye trasmettono una voglia di sperimentare che per alcuni versi è accostabile al tanto criticato Be dei Pain of Salvation. Pur non esasperando il lato lirico (a discapito di quello musicale) come in quest’ultimo lavoro, le componenti teatrali e pompose avvolgono tutti i brani rendendo A gentlemans’ hurricane un tutt’uno da gustare dalla prima all’ultima nota. Fondamentale accostare i testi alle musiche per comprendere in pieno il messaggio inciso sui solchi del supporto ottico dal trio, immergendosi nella avventura descritta.
Dopo l’introduzione narrata su una base atmosferica caratterizzata da innumerevoli voci che si sovrappongono (“Praying For Confession”), si dipanano due song dirette ma nel contempo arzigogolate e curatissime aprendo le danze in maniera egregia (“Seven Days” e “Assasination”). Emblema dei brani è una perizia tecnico-compositiva elevata, sagacemente condita con sapori melodici mai banali o scontati. Questo se da un lato porta ad una più ostica assimilazione (che si appiana dopo ripetuti ascolti) dall’altro eleva in originalità l’intero lavoro. Cadenzate e contraddistinte da geniali cambi di tempo le successive “Chaos Unleashed” e “Hell’s Invitation” dove l’intera band può dire la sua a livello di intuizioni tecniche. Dalle influenze hard rock “Feed My Revolver” sia nel chorus che nell’incedere in un rimando non troppo velato ai Masterplan.
Le note di pianoforte in “The Hour Of Need” accompagnate da una voce femminile distendono il tappeto a quel gioiello intitolato “Red Winter Sirens”, dove i Mind’s eye riuniscono tutti gli aspetti interessanti di A gentlemans’ hurricane: ottima interpretazione di Novak, fraseggi di chitarra e tastiera sempre intriganti e precisi, cori evocativi oltre che una sezione ritmica ricca di idee. Non mancano anche influenze elettro-acustiche dal vago sapore folk con le vibranti “Graveyard Hands” e “Those who fear” mentre il calderone finale “Pandora’s Musical Box” (della durata di dieci minuti) dopo un ascolto durato sessantacinque minuti risulta abbastanza stancante ed incapace di dire altro oltre quanto già precedentemente fatto.
In definitiva un eccellente lavoro sotto quasi tutti i punti di vista, ciò che lascia leggermente l’amaro in bocca è la mancanza di chorus stellari, del calibro di quelli plasmati dagli Shadow Gallery per intenderci. Le melodie sono ricercate, ma alle volte manca proprio quella semplicità tale da fare riprendere in mano un determinato brano, per rivivere quella melodia che gira senza tregua in testa e non se ne va da giorni. Da avere per tutti gli amanti del prog e non.
Tracklist
1. Praying For Confession
2. Seven Days
3. AssassiNation
4. Chaos Unleashed
5. Hell’s Invitation
6. Feed My Revolver
7. Ashes To Ashes (In Land Lullaby)
8. The Hour Of Need
9. Red Winter Sirens
10. Skin Crawl
11. Graveyard Hands
12. Say Goodnight
13. Pandora’s Musical Box