LO SMALTO NERO – Simone Caridi
Uno scrittore rintanato tra le mura di un castello comincia a scrivere la sua storia. Una storia di omicidi e di vendette da cui presto si lascia prendere, conducendo anche noi in un tempo e uno spazio diverso. Una ragazza armata di penna uccide chiunque si pone davanti al suo cammino.
La penna rapisce lo scrittore, lo trasporta, lo comanda, e lui procede … non importa se gli farà male, se lo ucciderà, se la sua storia è più forte di lui, se rischia di essere disintegrato. Uno scrittore sa che spesso è la sua storia a gestirlo, non il viceversa, sa che rischia di essere sottomesso, anche se consapevole di andare contro i propri valori, le proprie idee, la propria moralità. La penna uccide. Colpisce chi legge, ma anche chi scrive.
Ecco il senso di questo affascinante cortometraggio diretto da Simone Caridi. La penna marchia i personaggi, nel viso e nel corpo, come il simbolo del lupo sul viso, segno di riconoscimento dell’appartenenza ad una determinata storia, quello che porta uno sventurato uomo come marchio di vendetta. Un solo consiglio per i personaggi di questa storia in evoluzione: “Fugit.”
Ma lo scrittore non può fuggire dalla sua stessa trama, ne regge i capi. “Lui segna il sentiero, le orme, muove i fili dei passi, muove il filo del nostro futuro, e quando decide che il filo è troppo logoro lo taglia come si taglia una pianta che non da più frutto.” Fino a che la situazione si capovolge e la penna prende definitivamente il posto dello scrittore.
Quindici minuti curati e impegnativi nella forma e nella sostanza. Lo smalto nero è un cortometraggio di stampo gotico, con una storia raccontata in due tempi diversi. A voler essere pignoli, dai costumi utilizzati sembra che uno scrittore spagnolo raccontasse una storia avvenuta in epoche precedenti che sfumano nel medievale. Ma meglio soffermarci sull’idea di fondo difficile da rappresentare e sui tecnicismi presenti, frutto di un buon lavoro preparatorio. La penna che scorre sulla carta, diventa viva, prende la forma di una bellissima ragazza, mentre prende in mano il suo destino diventando strumento di vendetta, in maniera un po’ criptica ma mai forzata.
Simone Caridi si avvale di una location a portata di mano, comunque pregevole, studia nel dettaglio la scenografia perdendosi dietro la ricerca di costumi e oggettistica varia, costati probabilmente più dei 15’ minuti di durata del corto. Apprezzabile il gesto che denota passione, serietà e impegno. Una bella copertina che racchiude una discreta sceneggiatura e un montaggio elegante e pulito a opera di Riccardo Di Gerlando.
Principale difetto de Lo smalto nero, se proprio dobbiamo trovarne uno, risiede nella lentezza di alcune sequenze che distolgono l’attenzione dello spettatore, testimone degli eventi in corso, che viene volutamente disorientato.
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