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L’ISOLA DEGLI ZOMBIE – Victor Halperin

Written by Giulio De Gaetano

Un nutrito gruppo di contadini sta riempiendo una fossa di terra al centro esatto di una piccola strada di campagna. Un lamentoso canto voodoo accompagna il macabro rituale. Una carrozza si avvicina ed è costretta a fermarsi, a bordo due inglesi appena arrivati nelle Indie Occidentali. Il cocchiere, un enorme uomo di colore, spiega alla coppietta: “E’ un funerale. La gente qui ha paura dei ladri di cadaveri, quindi li seppellisce in mezzo alla strada, dove c’è sempre un andirivieni di persone“.

E prosegue la marcia, mentre un esoterico sguardo segue la carrozza come da un’altra dimensione.

Comincia così il primo film sui morti viventi della storia del cinema. Un vero e proprio gioiello firmato dai fratelli Halperin, ambientato ad Haiti e con uno strepitoso Bela Lugosi, in realtà già sull’orlo della totale pazzia. La trama segue un ottimo intreccio (naturalmente tutto considerato nell’ottica degli anni ’30, in cui semplicemente non si potevano riciclare idee rodate). Una coppia di fidanzati (Madeline e Neil) accetta l’invito di un giovane e ricco proprietario terriero (Charles Beaumont) per celebrare le nozze nella sua tenuta. Poco prima della cerimonia i due conoscono il macabro e inquietante Murder Legendre e padre Bruner, che officerà il matrimonio.

Il giovane Beaumont è segretamente innamorato dell’eterea Madeline e chiede un disperato aiuto al temuto Legendre che, durante una bellissima sequenza all’interno del mulino dello stregone, chiarisce il ruolo dei morti viventi nella visione di Halperin, ovvero zombie riportati in non-vita dalle tradizioni voodoo, pronti ad essere utilizzati come schiavi nelle piantagioni o nelle nuove fabbriche del capitalismo in sviluppo. Una sottile, ma esplicita critica alla società dell’epoca, al modello fordiano di catena di montaggio, luogo in cui gli operai si annullano nella ripetitività e si trasformano in macchine biologiche prive di volontà. In questo senso un parallelo con Tempi Moderni di Charlie Chaplin non è affatto peregrino, pur con le dovute proporzioni.

Legendre suggerisce a Beaumont l’unica soluzione di cui è capace: uccidere Madeline e farla tornare in vita come zombie. Beaumont, terrorizzato da un’idea così blasfema, rifiuta, ma quando viene il momento del fatidico “sì” si fa vincere dall’amore e mette in atto il folle piano. La tragedia così si svolgerà per un’ora, con un Beaumont pentito, un Legendre sempre più malvagio, un Neil disperato ma deciso almeno a vendicarsi con l’aiuto del Dottor Bruner.

Tutto ciò porta ad un epilogo di morte e purificazione in cima ad una rupe scoscesa, riversa su un mare spumeggiante e indifferente. Come accennato la trama è brillante, assimilabile alla tradizione delle tragedie shakespeariane, anche se i vari eventi sono facilmente intuibili, anche perché il regista sceglie di evitare preamboli troppo lunghi e getta subito lo spettatore nel pieno della vicenda, lasciando ad un brevissimo flashback la spiegazione del perché la coppia si trovi ad Haiti.

Gli attori sono credibili anche se tremendamente legnosi e il montaggio non li aiuta, eppure l’abilità del regista fa sì che siano le loro espressioni a veicolare le emozioni e non la gestualità. Gli occhi sono senz’altro la parte del corpo più inquadrata e i magici giochi di ombre del bianco e nero danno alle scene un’irresistibile atmosfera gotica, sottolineandone il senso del macabro. Gli interpreti migliori sono sicuramente il malvagio Bela Lugosi e il prete Joseph Cawthorn, come pure l’innamorato Robert Frazer, mentre la coppia Bellamy-Harron troppo spesso si fa sorprendere in primi piani totalmente inespressivi (anche quando sono entrambi vivi).

Gli zombie sono perfettamente in sintonia con l’accezione che dà loro il regista: uomini normali, in forma, ma con lo sguardo vitreo e fisso, privo di alcuna volontà. Più che camminare, caracollano e ubbidiscono ciecamente agli ordini telepatici del loro maestro. La loro “maschera” è composta semplicemente da un trucco più pesante e da ombre nette e nerissime. Non mettono paura. Tutt’altro. Incutono pietà nell’osservatore, che li vede per quello che sono: schiavi inconsapevoli. E’ lo sguardo di Lugosi che fa rabbrividire, sono le ombre del castello che si fondono con quelle degli zombie semoventi, i loro sguardi vuoti, che fanno paura. Eppure anche il difficile gusto moderno si lascia viziare dalla inquietudine davanti ad un gruppo di morti viventi, chiamati uno ad uno dallo stregone, che dissotterra il corpo angelico di una Madeline condannata, sotto gli occhi di uno sconvolto Beaumont.

Tornando ai giorni nostri, questo è un film che pone le basi della produzione di genere successiva. Due esempi su tutti: l’idea che gli zombie siano frutto dei riti magici voodoo e la critica sociale che vede i morti viventi come vittime/prodotti della società stessa. Per quest’ultimo aspetto, però, c’è da fare una distinzione importante. In Romero gli zombi incarnano le vittime di una società imputridita dall’opulenza e dal benessere portato all’eccesso, di un mondo che non ha più valori o punti di riferimento chiari, che non sia “il dimenarsi in funzione del consumo”. Halperin, invece, parla di promesse tradite: di una società capitalistica che di fronte all’esplosione della produttività nelle fabbriche e lo sviluppo altrettanto imponente della scienza positiva, ha fatto intravedere un futuro di illimitato miglioramento, concedendo poi in realtà miseria, sfruttamento e una disastrosa guerra mondiale.

Romero ha di fronte una società marcescente come la pelle dei suoi morti viventi, Halperin una società in via di maturazione, che avanza barcollando sotto il peso di tutte le sue contraddizioni. Un film da vedere, per notare come anche l’horror possa riflettere il senso profondo di una fase storica (altro che genere di serie B), e apprezzare la magia sicuramente ingenua, ma forse per questo genuina, della cinematografia anni ’30.

VOTO: 7.5/10

Regia: Victor Halperin
Attori: Bela Lugosi, Madge Bellamy, Joseph Cawthorn, Robert Frazer, John Harron, Brandon Hurst
USA, 1932

Posted in Cinema and Classic and Film and Horror by Giulio De Gaetano on dicembre 8th, 2011 at %H:%M.

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