L’ALBA DEI MORTI VIVENTI – Zack Snyder
Una coppia si risveglia abbracciata al mattino, la porta della camera da letto semichiusa. Una figura si intravede tra le luci dell’alba, una bambina, la vicina di casa. L’uomo si alza, corre verso lei vedendole il volto orribilmente sfregiato e grondante sangue, il tempo di abbracciarla e la piccola lo morde alla carotide, strappandogli via un’ampia fetta di carne.
Oltraggiosa operazione commerciale o geniale rivisitazione di un classico? Nessuna delle due. L’operato di Zack Snyder riesce a riportare in auge il classico di George Romero, innestando anche vecchie glorie presenti nel capostipite (Tom Savini, Ken Foree), accarezzando la medesima atmosfera indipendente e ripercorrendo situazioni topiche, come l’assedio al centro commerciale. D’altra parte il budget decisamente superiore al film citato, la patina di ironia a volte eccessiva, le forzature alla sceneggiatura per smuovere i punti morti e forzare gli eventi (una su tutte la fuga nel cingolato finita con un’inutile corsa dalle infauste conseguenze) abbassano il livello complessivo, rincarando il sapore di fiction.
Il remake de L’alba dei morti viventi si arricchisce con innumerevoli citazioni, da Shining a Demoni, non risultando mai noioso e presentando zombi dal make-up riuscito, feroci e implacabili come la moda di 28 giorni dopo impone, sfruttando il mestiere di un astro nascente come Zack Snyder. Riuscendo a staccare la testa dal confronto con il pathos e l’atmosfera del film romeriano e voltando lo sguardo al momento di alcune cadute di stitle, potrete ritrovarvi ancora una volta all’interno dei grandi magazzini. Braccati da un’orda di zombie.