INTERSTELLAR – Christopher Nolan
Nel corso della sua carriera cinematografica Christopher Nolan ha analizzato il microcosmo e il macrocosmo della percezione umana mettendone in luce pregi e, soprattutto, difetti. L’essere umano viene utilizzato dal regista come una sorta di lente d’ingrandimento attraverso cui vedere il mondo che lo circonda; guardando le sue opere si ha la sensazione di essere di fronte all’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, un uomo inserito nelle geometrie della natura intesa come insieme di ordine e caos.
In Interstellar il microcosmo è rappresentato dalla famiglia di Cooper (Matthew McConaughey) ingegnere esperto in voli spaziali vedovo ormai da diversi anni, che convive con il padre Donald (John Lithgow) ed i due figli Murph (Jessica Chastain) e Tom (Casey Affleck). Il macrocosmo è lo spazio infinito sopra la nostra testa, il luogo di fronte al quale l’essere umano si perde abbandonandosi ad innumerevoli domande molto spesso senza trovarvi risposta.
In Interstellar il genere umano è al collasso e la Terra non è più quel pianeta ospitale che un tempo ha reso possibile il prosperare della vita. Nolan non s’interroga sulle cause o sulle colpe di tutti i disastri ambientali che hanno sconvolto il mondo; egli analizza tutto con la freddezza del documentarista proveniente da un altro tempo, o un’altra dimensione, urlando la cronaca dell’estinzione della razza umana e sussurrando l’ultimo tentativo della stessa di cercare disperatamente salvezza su un altro pianeta.
Come una piccola imbarcazione che si avvia verso una cascata, il genere umano non si è reso conto, o non ha voluto rendersi conto, di avviarsi verso fine certa, tronfio nella grande presunzione di avere una capacità di salvarsi che in realtà non possiede; arrivando al punto in cui sfidare le rapide diventa impossibile e la forza di gravità diventa l’unica certezza. La speranza è riposta nelle mani Cooper che dovrà guidare una missione di ricognizione al di là di un buco nero per trovare un pianeta dove trovare riparo.
Un allestimento notevole per Interstellar che, dopo Batman – Dark knight rises, è il film con la metratura più lunga della storia del cinema ad aver utilizzato la tecnologia iMax per le riprese. D’altro canto con 165 milioni di dollari a disposizione, la consueta maestria di Nolan, la musica di Hans Zimmer (che possiamo annoverare tra le vere star del film) e un cast di attori strepitosi, il pacchetto non poteva avere confezione migliore.
L’interrogativo rimane circa il contenuto e sulla reale necessità di 168′ per raccontare quanto presente nel plot. Nel film si parla di buchi neri, di spazi con molteplici dimensioni, di viaggi; tematiche narrate in molti altri film, anche realizzati con budget inferiore ma non per questo meno incisivi. Il budget non può e non deve essere una colpa ma, nel corso della visione, ci si perde in tanti (forse troppi) momenti carichi di epicità.
Lo spettatore naviga estasiato davanti ad immagini così ben realizzate ma gira intorno ad un fulcro tematico senza mai approfondirlo, così che anche la tematica dell’amore (o forse sarebbe meglio chiamarlo “sentimento”) viene utilizzata come facile scappatoia al servizio dello sceneggiatore per raggiungere il voluto finale.