IL METODO ORFEO – Filippo Sozzi
Uno scrittore e una illustratrice si recano su un’isola del Mediterraneo per soggiornare in una villa di campagna dove, due anni prima, è avvenuto l’omicidio di sette persone. Non è la prima volta che questi artisti, per scrivere i loro romanzi, vanno a vivere in luoghi dove è accaduto qualche crimine efferato. Lo chiamano Il Metodo Orfeo, perché ricorda la vicenda dell’antico cantore greco, che scese negli inferi per riportare in vita Euridice.
In che situazioni si troveranno coinvolti in questa occasione, dimorando in quei luoghi agghiaccianti, ripercorrendo gli eventi e riprovando le emozioni che permeano quegli ambienti?
Questo soggiorno non sarà privo di eventi insoliti e spaventosi, come la presenza di insondabili rumori notturni, gli incontri con una bambina gravemente malata, l’apparizione di figure nel bosco, gli appuntamenti con uno bizzarro parapsicologo, le visite ad un vecchio ospedale psichiatrico o la scoperta di siti perduti. Le persone non sono sempre quello che appaiono, possono nascondere incredibili e terrificanti segreti ed usare gli altri per i loro scopi oscuri.
Ognuno dei due artisti seguirà la sua pista per arrivare alla verità, che sarà tremenda e inaspettata, e che li vedrà coinvolti in prima persona a rischio della propria vita. Una figura ambigua e pericolosa aiuterà uno di loro a capire, ma forse troppo tardi per salvare altre vite umane.
Filippo Sozzi, al suo primo lungometraggio, sceglie di battere la strada della ghost-story. Un thriller a risvolti sovrannaturali in cui regista, come anticipato nel sito dedicato al film [www.metodoorfeo.com], riunisce tematiche assai care al racconto di genere [l’ospedale psichiatrico, la bambola mostruosa, lo scienziato pazzo, la villa isolata, la bambina fantasma, il sepolcro nascosto], per rielaborarle in maniera personale e riproporle al pubblico.
Il metodo Orfeo prende il nome dal cantore greco che, per riportare alla vita la sua amata Euridice, scese negli inferi per riprendersela. Nello stesso modo Giulio Casobon [Riccardo Traverso] e Virginia Mori [Cecilia Nesti], per scrivere i loro romanzi basati su fatti irrisolti di cronaca nera, si insediano sui luoghi dei delitti [scendono negli inferi], e iniziano a condurre delle indagini, in cerca di ispirazione.
Inutile dire che Casobon e Mori, stavolta, saranno ampiamente accontentati, perché agli inferi ci scenderanno per davvero. Sozzi e il suo staff confezionano un horror davvero non male. L’idea di riattualizzare tematiche già viste in dozzine di altri film horror [dal gotico, al thriller, al giallo, alla ghost], per quanto possa sembrare banale, funziona.
Come funziona il fatto che i due improvvisati detective decidano di seguire due piste diametralmente opposte per arrivare all’unica verità. Il regista ci fa percorrere, a fasi alterne, ora l’una ora l’altra pista anche se sin dall’inizio lo spettatore è partecipe delle apparizioni spiritiche a cui assisterà Virginia, senza per altro mai essere creduta dal compagno, e la partecipazione emotiva degli spettatori è tutta per la protagonista femminile.
Il film presenta alcuni difetti, forse dovuti al fatto che ci troviamo di fronte ad un primo esperimento di lungometraggio. Sotto questa luce ho letto alcune leggerezze di sceneggiatura, che è però molto articolata e per niente immatura. Ma il film si lascia guardare con gusto, e si dimostra solido da tutti i lati: una regia pulita e puntuale, una buonissima direzione della fotografia e degli attori che, nella maggior parte dei casi, convincono e riescono a ingabbiare lo spettatore.
Buoni i due protagonisti, dal vago sapore Mulder & Scully, ottimo l’attore che interpreta il regista di film hard finito in manicomio dopo l’efferato omicidio plurimo del prologo: Joe Porn [Andrea Fiorentini], con un nome d’arte talmente trash da sembrare vero.
E arriviamo alla bambina fantasma, Clorinda [Giovanna Gandus], affetta in vita da una grave e sconosciuta malattia, che le consumava gli organi e obbligava il padre, Kostantin Kapoupillos (medico arrivato dall’est europa), soprannominato “dottor K” [citazione?], a compiere dei crudeli sacrifici di donatori non consenzienti. La bambina è rimasta imprigionata al mondo terreno, e inizia ad apparire a Virginia, col il suo vestitino bianco e il viso cereo, intonando sempre la stessa inquietante filastrocca.
Avrete già visto Operazione Paura del Maestro Mario Bava, anche lì una bambina fantasma appariva di tanto in tanto [in quel caso a presagire degli omicidi]. Fatto sta che il momento in cui Clorinda appare alla finestra, alle spalle di Virginia, sembra voler dichiaratamente riportare alla memoria una delle apparizioni del film del 1966.
Il metodo Orfeo si mantiene in equilibrio sino alla fine, sul doppio binario del giallo argentiano, e del gotico italiano anni ’60, regalando momenti di suspense, senza mai mostrare veramente tanto e sicuramente senza mai abbondare con effetti gore. Utilissime per mantenere inchiodato al video lo spettatore, l’uso fatto della musica di Denis Trapasso, Marco Abamo, Kevin MacLeod, davvero adatta al tipo di film e alle atmosfere ricreate da Filippo Sozzi.
Un dubbio che rimane dopo la visione del film, riguarda la bambola di pezza sorridente, che campeggia nell’immagine di locandina, ed è protagonista indiscussa della filastrocca ricorrente all’interno del film, ma che avrebbe meritato più spazio e una migliore esposizione [proprio a livello di inquadrature]. Non è chiaro, infatti, perché venga continuamente nominata dai personaggi del film, come se fosse la causa di ogni male, ma si vede veramente poco e male.
Un cameo da citare è quello di Chiara Pavoni, protagonista e dark lady di tantissime pellicole indipendenti di genere horror, che ne Il metodo Orfeo regala al suo pubblico un’ironica interpretazione di una zotica pornodiva.
Il metodo Orfeo, film indipendente girato tra Genova e l’Isola d’Elba, con un budget di 10.000 euro di cui gran parte andati spesi per il noleggio di una videocamera Panasonic DVX100 e del resto dell’attrezzatura e montato ed editato sul personal computer del regista, è un film importante. Dimostrazione della forza che può avere, a dispetto di un budget davvero irrisorio, l’idea e la buona volontà di una troupe di videomakers indipendenti.
“Nella casa del dottorelente scorrono le ore
una bambola stecchita
ride e guarda divertita”
VOTO: 7/10
SGS produzioni
Regia di Filippo Sozzi
Con
Cecilia Nesti [Virginia Mori]
Riccardo Traverso [Giulio Casobon]Andrea Fiorentini [Joe Porn]
Alberto Bergamini [Prof. Gasparri]
Chiara Pavoni [Pornodiva]
Giovanna Gandus [Clorinda]
Piero Capurso [Dott. Virgili]
Sabrina Sappa [Dott.ssa Sappini]
Giorgio Andreani [Antonio il custode]
Giampaolo Campanella [Prete]
Alice Bevilacqua [Allieva corso scrittura]
Gianluca Del Carlo [Infermiere]
regia – sceneggiatura – montaggio: Filippo Sozzi
sceneggiatura – direttrice di produzione: Sabrina Sappa
sceneggiatura –scenografie – art director: Alessandro Gentini
direzione della fotografia: Sara Fenu
trucco – effetti speciali – segretaria di edizione: Loredana Caldarola
musiche: Denis Trapasso, Marco Abamo, Kevin MacLeod
Per vedere [e scaricare il trailer e altri video de Il metodo Orfeo]:
http://www.metodoorfeo.com/video.html