HIGHLANDER – Yoshiaki Kawajiri, Hiroshi Hamazaki
Fine del ventiduesimo secolo. Il mondo non è più quello che conosciamo, la devastazione ha spazzato via città e umanità, riducendo quest’ultima a vivere sottoterra, sul suolo in condizioni simil-animalesche o all’interno di immensi e lussuosi palazzi. A New York svetta proprio uno di questi simboli di potenza, controllato dall’immortale Marcus e dai suoi guerrieri.
Colin MacLeod, un altro immortale, tenta da millenni di vendicare la morte della propria compagna, uccisa proprio da Marcus. Il suo arrivo in città terminerà un conflitto dove solo uno di loro potrà sopravvivere.
Omaggio all’epopea action-fantasy iniziata nel 1986 dal regista Russel Mulcahy, chiamata appunto Highlander – l’ultimo immortale, con Christopher Lambert come protagonista (ampiamente citato dal personaggio di Colin MacLeod), Highlander aumenta il tasso di violenza ed erotismo, cesellando un prodotto dinamico, ottimamente realizzato sotto tutti gli aspetti tecnici, e supportato da una eccellente colonna sonora. Strabiliante nella ricostruzione storica di svariate ere e paesi, Highlander risente di un soggetto non propriamente fresco e di una sceneggiatura frettolosa e ripetitiva che fatica ad ingranare la giusta marcia.
Yoshiaki Kawajiri (Demon City Shinjuku, Ninja Scroll, Vampire Hunter D) rappresenta scontri ipercinetici che non possono che coinvolgere, inquadra immense lotte barbariche come scontri su aeroplani durante la seconda guerra mondiale, ma perde nell’empatia, rendendo poco morbida l’affinità con il protagonista, ciecamente intestardito nel desiderio di vendetta da non vedere quanto gli succede intorno. Avvincente ma non pienamente coinvolgente.
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