Written by Giulio De Gaetano
Un uomo e una donna si aggirano per un bosco finché non si imbattono in una casa isolata nella contea di Henshawe. La notte è fredda, il buio così denso da coprire anche i bagliori lunari: il bisogno di ripararsi li porta a cercare riparo nell’abitazione. Il bislacco padrone di casa li accoglie accendendo il camino e lasciando loro una stanza. Le ombre che danzano sulle pareti ed il silenzio spettrale sembrano non spaventare la giovane coppia che, lentamente, inizia ad esplorare i meandri di quello che si rivela essere un ex-manicomio.
Henshawe è un mediometraggio di circa 50 minuti che balza continuamente da alti a bassi, senza conoscere punti di mezzo. Questo da un lato è positivo in quanto lascia intendere che il regista, Francesco Barigozzi, può concentrarsi proprio sui difetti, superandoli, e compiendo un deciso balzo di qualità, dall’altro immancabilmente significa che il suddetto mediometraggio pecca in alcuni aspetti.
La pellicola soffre principalmente sotto due punti di vista: la recitazione e la caratterizzazione dei personaggi. Se la recitazione in se si attesta ai limiti della sufficienza, la dizione è terribilmente insufficiente, portando per l’ennesima volta in primo piano IL (la scrittura maiuscola non è un caso) problema dei lavori indipendenti italiani. Non c’è nulla da fare, in queste condizioni qualsiasi lavoro perde in credibilità, ogni momento orrorifico sprofonda dentro un nero miasma in quanto l’atmosfera viene sfaldata da una recitazione scolastica.
Se a tutto questo aggiungiamo un plot interessante ma che vede entrare in scena personaggi bidimensionali, Henshawe risulta castrato nelle sue potenzialità. Ed è un peccato. Chi è l’uomo che accoglie la coppia? Quanto è pericoloso? Cosa nasconde lo strano aiutanto (che ricorda il Lerch della famiglia Addams)? L’unico personaggio abbozzato è la donna che è stata rinchiusa per anni nel manicomio. La costruzione della pericolosa famiglia di assassini è frammentaria. Invece lo sceneggiatore avrebbe dovuto pigiare su questo tasto.
Molto intrigante l’atmosfera con stanze dai soffitti alti che nascondono ombre, le quali si allungano lungo le pareti alla ricerca di salvezza, un camino che solitario illumina una notte dalla magnetica luna. Consiglio al regista Francesco Barigozzi di non abbandonare il soggetto, ma rielabolarlo ed approfondirlo, chiedendo un maggiore sforzo al cast. Le possibilità di sviluppo sono ampie.
VOTO: 5.5/10
Regia: Francesco Barigozzi
Posted in Cinema and Cortometraggio and Film and Horror and Indie by Giulio De Gaetano on dicembre 8th, 2011 at %H:%M.