GENIUS – Michael Grandage
Non tutti sanno che dietro un grande romanzo c’è, soprattutto, un grande lavoro di squadra che va dal grafico che si occupa dall’ideazione della copertina fino a chi organizza la promozione del libro. Il regista Michael Grandage, con Genius, getta una luce sull’editor che ha fatto in modo che i romanzi di Scott Fitzgerald, Ernest Emingway e Thomas Wolfe, solo per citarne alcuni, divenissero i capolavori che conosciamo. Stiamo parlando di Max Perkins, magistralmente interpretato da Colin Firth.
Genius, prima di essere un film, è un libro di Andrew Scott Berg (biografo, premio Pulitzer per la biografia sull’aviatore Charles Lindberg) che grazie al supporto di un cast meraviglioso rivive sul grande schermo. La pellicola si sofferma sul periodo d’ascesa di Thomas Wolfe (Jude Law), nel periodo in cui nessun editore si sognava di leggere i suoi romanzi, troppo carichi di descrizioni e parole ridondanti. Il compito di un buon talent scout, tuttavia, è anche quello di intuire il potenziale nascosto dietro l’inesperienza di ogni autore e Max Perkins sembra proprio la persona adatta a Wolfe.
Metodico, pignolo ma anche molto paziente, Max, sembra il contraltare giusto di Wolfe che è logorroico, sgraziato, ingombrante, egocentrico sia nella vita che nella sua scrittura ma anche estremamente coinvolgente. Egli è come il circo che arriva in città: genera un gran baccano, ma quando riparte ne senti la mancanza. Lo stesso vuoto che sembra far impazzire Aline Bernstein (Nicole Kidman) quando il marito non presenzia alle sue prime teatrali, quando è troppo impegnato con la propria carriera per soddisfare l’ego della moglie. Senza di lei, però, l’ascesa del giovane astro nascente della scrittura non sarebbe stata possibile perché lei, in quanto costumista teatrale, ha contatti con tutte le principali figure dell’alta società, Perkins incluso, il quale vedrà nel giovane il figlio talentuoso che avrebbe sempre voluto.
Con un cast del genere e con una biografia così ben scritta, Genius accende l’interesse del pubblico, cullandolo con i brillanti dialoghi e l’altrettanto scintillante messa in scena. In ogni romanzo/film biografico si presenta il solito problema della rappresentazione degli eventi, a discapito dei fatti realmente accaduti, e in effetti spesso questo traspare durante la visione, anche se Grandage riesce a catalizzare comunque l’attenzione sui dialoghi brillanti, lasciando in secondo piano alcuni snodi narrativi. Viene da pensare, tuttavia, che senza questi deliziosi interpreti, la patina vivace del film sarebbe svanita, lasciando un certo vuoto di costruzione della trama.
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