FROGODILE – Giorgio Credaro
Un cacciatore (Davide Pesca) si addentra in un bosco valtellinese e punta la preda. Improvvisamente, qualcosa di paranormale gliela sottrae in maniera fulminea e beffarda. È la lunga e letale lingua di un essere geneticamente modificato, una rana predatrice affamata di ogni tipo di carne, compresa quella umana.
Dopo lo spuntino, l’appetito dell’essere si sposta su due ragazzi (mal)capitati nella zona (Giorgio Credaro e Gioele Lombardi), che dovranno inventarsi qualcosa per non essere sopraffatti dall’incubo gracidante.
I ragazzi della Doppia G tornano rivendicando e rinforzando il loro stile, tra ironia ed esagerazione trash, già apprezzato dal sottoscritto nel precedente La Maledizione Dei Templari Morti Viventi. Stavolta l’ambientazione boschiva tanto cara a Credaro & soci diviene teatro di una vicenda bizzarra e talvolta divertente, con una casereccia mutazione anfibia che sparge morte e sangue in un percorso che si rende tout-court al servizio della risata piuttosto che dell’impegno orrorifico.
Con trovate qua e là creative, recitazioni caricaturali e la dinamica regia di Credaro (che fa dignitosamente di necessità virtu), Frogodile rappresenta un leggiadro divertissement di otto minuti che trasmette ancora una volta la smisurata passione del team nel realizzare i propri lavori.
Il manifesto è chiaro: con tanto amore per la commedia horror e il Troma-style, “chissenefrega” di paura, schemi cinematografici e ricerca stilistica. Questa coerente volontà rende i ragazzi di Doppia G riconoscibili, divertenti e divertiti; ma nello stesso tempo tale impostazione limita enormemente il raggio d’azione del lavoro che, in bilico tra Kaufman e Sandroni, rischia di rimanere un dignitoso ma goliardico gingillo fra amici.