FRANKENSTEIN MEETS THE SPACE MONSTER – Robert Gaffney
Certi film decisamente catalogabili in serie ultra zeta andrebbero studiati più a fondo, innanzitutto per la loro onestà: Frankenstein meets the Space Monster, piccolo gioiello psicotronico realizzato con mezzi di fortuna, riprese di esercitazioni militari, lanci di missili nello spazio e festini accompagnati da musica beat, ha sicuramente un pregio che lo differenzia dalla mera produzione di massa per un pubblico da drive-in … mantiene quello che promette!
Frankenstein c’è veramente, nei panni di un astronauta americano che in realtà è un androide, frutto di esperimenti scientifici effettuati per mandare un testimone nello spazio completamente robotizzato. Lo space monster, invece, è una sorta di scimpanzè con maschera da demone, memori di quel capolavoro di delirio Sci-fi che è Robot Monster. Lo scontro, invece, è relegato nell finale dopo una trama allucinante che vede un’astronave aliena invadere la terra per rapire le donne terrestri allo scopo di ripopolare il loro pianeta.
A capo dell’invasione c’è una stizzosa principessa (Marilyn Hanold) e il suo sgherro, una specie di Fester con le orecchie da dottor Spock (Lou Cutell), Frank (Robert Reilly) è un androide che, lanciato nello spazio, viene atterrato dagli alieni e si trova errante nel deserto. Qui incontra gli alieni che gli bruciato metà corpo coi laser (che sembrano peraltro dei grossi megafoni al contrario), facendolo impazzire e cominciare a uccidere chiunque. Stremato ritrova il suo creatore che lo riaggiusta all’interno di una caverna. La ragazza dello scienziato viene rapita dagli alieni, invece, mentre gironzola tra le spiagge della California con la sua Vespa. Disperato, il nostro ferma l’attacco dei militari all’astronave e manda il suo robot all’assalto …
Animo beat, musica surf, costumi ultra-kitch contornano un opera che sa di futuro, a metà tra il demenziale e l’horror, eppure il trucco di Frank, metà uomo e metà cyborg bruciacchiato ha un qualcosa che anticipa Tetsuo e tutto l’immaginario cyberpunk degli anni a venire. Un capolavoro da riscoprire … ma solo se siete di larghe vedute.