EXILIUM – Kim Paffenroth
Milletrecento, un secolo di devastazione e morte, un crogiuolo di malattie dove la notte scende impietosa sulle anime di chi sopravvive, calando una coltre di incertezza cadenzata solo dai gemiti che si insinuano tra i canti mortiferi del vento, mugugni gutturali che celano creature provenienti dall’oltretomba. Zombi famelici ritornati a vagare sulla terra, raccogliendo quanto l’uomo ha seminato nel corso di epoche.
In queste lande impestate si aggira un uomo, pensieroso nel suo incedere, malinconico nell’incedere, un poeta in esilio che sembra incurante della melma che lo sta per avviluppare, un uomo, Dante Alighieri.
The Truth Behind Dante’s Inferno (Exilium nell’edizione italiana), si diverte a mescolare influenze plurime tramutandole in suggestioni infernali, è il caso di dirlo, capace di ingoiare intere vite in un gorgo nauseante di carne e sangue, condendole con echi poetici capaci di alzare la materia trattata, come a non voler dimenticare l’importanza del personaggio calato nella scena. Kim Paffenroth, teologo incallito, professore di religione e amante del cinema horror, in particolar modo di George Romero e del suo magnetismo zombie, riesce a dosare righe di descrizione dei personaggi a immense discese nei paesaggi dell’epoca.
La passione per il regista statunitense si unisce alla celebrazione dei versi di Dante, utilizzando i singoli capitoli come immersioni all’interno dei canti, creando un parallelo tra l’opera di Dante e quella di Paffenroth dove i morti viventi divengono strumento per scagliare l’uomo di fronte alle proprie insicurezze, lasciandolo confrontare con bui anfratti dove la coscienza sembra essersi nascosta. I dialoghi tra i protagonisti diventano occasioni di confronto dove far trapelare riflessioni, prima di una nuova fuga o di una nuova mattanza. L’eccessiva ripetitività di alcune situazioni ed il (a volte) forzato parallelismo con la Divina Commedia, tende ad appesantire alcuni passaggi di Exilium, senza tuttavia snaturare la potenza celebrativa di un romanzo tanto attuale quanto contaminato con sapori d’altro tempo.