ESCOBAR – Andrea Di Stefano
Nick e Dylan arrivano in Colombia dal Canada per vivere il proprio sogno: aprire una piccola scuola di surf; purtroppo, la malavita locale fa subito valere le proprie pretese. Nel frattempo Nick conosce Maria, nipote di Pablo Escobar, “politico” locale …
Il film di Andrea Di Stefano racconta la storia di due ragazzi coinvolti in una vera e propria guerra. Pablo Escobar, orgoglioso colombiano, da ragazzo di umili origini è diventato il più grande esportatore mondiale di un prodotto locale: la cocaina. Ormai braccato dalla legge e dagli Stati Uniti, è in accordo con il governo per andare temporaneamente in qualcosa che somigli ad una galera, di sua spontanea volontà. A questo punto vengono svelati i retroscena dei personaggi principali, Nick e Maria, ed è qui che si inizia a capire che il film, con Escobar, ha davvero poco a che vedere: questo, di per sé, non sarebbe nemmeno necessariamente un male, ma il titolo del film è fuorviante, e questo, di fatto, è male.
Il regista è un attore italiano, esordiente dietro la macchina da presa e, ad essere onesti, se la cava anche bene; la produzione, però, è in mano soprattutto ai francesi, e non sappiamo quindi di chi è la colpa della mediocre riuscita: il film, infatti, prende dei sentieri un po’ troppo melensi, e la trama a volte è troppo banale, con dei personaggi dal profilo psicologico inconsistente (potrebbe anche questo non essere un male, ma servirebbe almeno qualcos’altro per giustificare la narrazione). Benicio del Toro, protagonista d’eccellenza, dovrebbe essere un valore aggiunto al film, ma, purtroppo, mostra una recitazione ai limiti dell’imbarazzante, interpretando un personaggio scialbo che, per di più, non somiglia nemmeno lontanamente all’Escobar che abbiamo visto tutti nei filmati di repertorio (basta andare su youtube per scoprirlo).
È vero che Escobar, uscito troppo tardi in Italia, soffre il pesante paragone con l’eccellente serie Narcos di Netflix, ma la sfortuna della contemporaneità non basta a giustificare questo prodotto, dal pur decente budget: non c’è un reale valore storiografico (la vicenda è vagamente ispirata alla storia di una nipote di Escobar, ma totalmente differente), né un particolare estro narrativo. Speriamo che questo esordio non proprio brillante non tarpi le ali ad un neoregista che, tutto sommato, ha mostrato delle buone doti.
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