EMANUELLE IN AMERICA – Joe D’Amato
Gli scatti di Emanuelle immortalano delle belle donne nude, portandola addirittura a rischiare la vita con chi fa della purezza la propria missione. Gli interni di un set tuttavia non bastano, il giornale scandalistico per cui lavora la invia alla ricerca di notizie da urlo, e lei non si tira indietro.
Tra trafficanti di armi e orge, l’apice dello scoop (e del pericolo) lo raggiunge al momento in cui scova degli snuff movie in Sudamerica: dei soldati torturano e violentano delle povere ragazze, sottoponendole ad ogni sorta di barbarie per puro gusto sadico.
Giunto al terzo episodio (il secondo diretto da Joe D’Amato), la saga di Emanuelle nera raggiunge il suo apice orrorifico, dopo una prima parte maggiormente erotica con tanto di vergini puri d’animo irretiti dal fascino e dalla parlantina di Emanuelle, masturbazione di cavalli e (immancabili) scene lesbo in sauna, inizia una seconda cruenta grazie al ritrovamento di snuff-movie dove si alternano una sfilza di atrocità tra olio bollente fatto tracannare tramite un imbuto a forma di fallo, ferri caldi che ustionano corpi, ganci di ferro che straziano mammelle e donne costrette a sedersi su affilati falli pieni di lame.
Laura Gemser rappresenta un’eroina emancipata, libertina e desiderosa di non avere alcun vincolo proprio per mantenere alta quella bandiera simil-femminista che non (s)vende il proprio corpo, ma ne fa un uso proprio fingendo di accontentare gli uomini quando in realtà mette in primo piano se stessa. Certo, si tratta di una visione semplicistica ma, d’altronde Emanuelle in America non ha pretesa alcuna se non quella di mescolare generi, grazie alle mani di Joe D’Amato, scivolando dall’horror al porno (esiste sia una versione hard che una porno), dal giallo a tinte esotiche al demenziale. Naturalmente questo mescolone si rivela bizzarro ma disomogeneo, facendo sembrare il film un collage di scene inserite un po’ a caso per aumentare la dose di erotismo oltre al minutaggio.
Celebri gli inserti girati con la telecamera a mano da Joe D’Amato, grazie anche ai trucchi disegnati da Giannetto De Rossi, vere e proprie devastazioni di corpi umani, sevizie crude e senza filtro, che furono scambiate per veri snuff. Tutto questo mentre una Emanuelle drogata spia da dietro una porta la mattanza e viene molestata in silenzio.
Emanuelle in America risulta un film discontinuo, poche volte noioso anche se ripetitivo grazie alla commistione di generi. D’altronde quest’ultima perde spesso l’orizzonte, soggiocata alle volte dall’estro del regista, altre dai voleri della produzione, altre ancora da leggi di mercato. Affascinante ma non imprescindibile.
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