DEATH NOTE – Shusuke Kaneko
Improvvisi attacchi cardiaci stanno eliminando diversi criminali sparsi per il mondo. L’entusiasmo della gente inizia a crescere sino a dar vita ad un vero e proprio personaggio, identificato col nome di Kira (dall’assonanza con la parola “killer”), creduto l’artefice di queste morti. La polizia non riesce a venirne a capo e le indagini vengono affidate al misterioso detective L.
Tempo prima, durante una notte piovosa, Light si era imbattuto in uno strano quaderno. Il ragazzo aveva presto scoperto che segnando dei nomi sulle sue righe era possibile spezzare la vita delle persone. Una opportunità come un tremendo peso sulle spalle, con un demone alato dal sorriso beffardo che osserva nel silenzio della notte.
Tratto dall’omonimo manga di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata, Death Note è uno di quei film che sin dal principio si ritrova ad essere un aborto. Questo principalmente a causa di una mancanza di budget che rende impossibile portare avanti un comparto di effetti speciali che, invece, sarebbe stato fondamentale per la resa finale. La computer grafica risulta abbastanza rozza, specialmente nella rappresentazione del demone Ryuk, completamente realizzato in CGI ed eccessivamente finto.
Il ritmo risente di qualche lungaggine di troppo e la morale che si tenta di imporre risulta alquanto annacquata rispetto a quella più cruda e diretta del manga. Sembra proprio che il regista, Shusuke Kaneko, abbia tarato l’intero film sui gusti dei teenagers, patinando la pellicola invece di graffiarla. Inutile dire che DEATH NOTE manca totalmente della violenza che sarebbe stata invece necessaria, e questo si aggiunge tra gli aspetti negativi.
Esiste anche un seguito, DEATH NOTE: THE LAST NAME, che riprende la seconda parte del manga … se, dopo aver visto il primo episodio, siete ancora curiosi di conoscere l’evolversi degli eventi. Solo il nero finale riesce a risollevare le sorti di questo pastrocchio.