DARK FOREST – Lorenzo Settevendemie
Sofia apre una lettera lasciatale postuma dal padre e scopre che quest’ultimo è morto a causa della maledizione lanciatagli da uno spirito maligno, inavvertitamente risvegliato grazie ad un manoscritto ritrovato durante alcuni scavi archeologici. La lettera riporta le istruzioni che la giovane dovrà seguire e il luogo in cui trovare il pugnale per eliminare la creatura malvagia. Non le rimane che raccogliere le forze e avventurarsi nella foresta, tentando di portare a termine la missione senza perdere la sua stessa vita.
Dark forest è un cortometraggio su cui non c’è molto da dire e, quel poco che si riesce a tirar fuori con le pinze, non ha nulla di positivo. La trama risulta scontatissima e mal sviluppata; la recitazione, alquanto pessima, scade (troppo) spesso nel ridicolo; la fotografia è degna di un principiante, probabilmente inesistente, e, dulcis in fundo, gli effetti speciali sono a dir poco imbarazzanti. Tanto per capire il pressappochismo imperante (e che nessuno mi venga a parlare di spiccata autoironia), sulla busta che contiene la lettera del padre c’è scritto che il destinatario è Sofia ma, l’attrice (se così si può chiamare), durante la lettura cambia il nome in Sonia. Chicca delle chicche, il fantomatico pugnale che dovrà servire ad uccidere il mostro cos’altro mai sarà? Nient’altro che un banalissimo, poco affilato, coltello da pasto.
Solo le musiche non sono completamente da bocciare, ma non possono certo essere sufficienti a salvare un lavoro brutto su tutti i fronti, sia a livello di idee, sia a livello di realizzazione. Ci sarà molto da lavorare in futuro per uscire dal gorgo di Dark forest.