CANCRO – Luigi De Conti
Il ritorno di Luigi De Conti (In The Woods)! Il prolifico regista friulano torna a turbarci con un nuovo racconto in bilico tra thriller e horror, scaturito da un soggetto di Cristiano Fighera. Tutto ha inizio nei boschi, habitat particolarmente caro a De Conti, dove un uomo sta armeggiando con un fucile d’assalto.
E’ proprietà del padre, appena deceduto, e il protagonista sta cercando di sbarazzarsene: per farlo monta sulla sua vettura e intraprende un itinerario boschivo del quale rischierà di non vedere mai la fine. Di lì a poco incontra, infatti, un’automobile abbandonata sul ciglio della strada, con delle evidenti tracce di sangue all’interno dell’abitacolo. Fermatosi a controllare, l’uomo trova nel bagagliaio un vero e proprio arsenale. E’ il primo passo verso gli sventurati eventi, ed una serie di fatali incontri che lo avvolgeranno in un incubo “zodiacale”.
Gli Schwerterboys di De Conti tornano ad unire le forze in una produzione no-budget che nell’arco dei suoi 18 minuti (tanti!) mette in evidenza pregi e limiti tipici di molti lavori a basso costo. Partendo dalle note dolenti, senza dubbio quello che spicca è un bassissimo livello recitativo di tutto il cast, che incide notevolmente sulla credibilità e incisività della narrazione. Poco convincenti anche le ridondanti musiche utilizzate per lunghissimi tratti del film, che insieme alla fotografia illuminatissima non regalano inquietudine e brivido, neanche nelle sequenze più concitate, in cui i destini dei quattro personaggi di Cancro si intrecciano nelle folli gesta di qualcuno che ha preso troppo sul serio l’oroscopo del giorno.
Sul versante opposto, De Conti dimostra di migliorare, cortometraggio dopo cortometraggio, impugnando con maggior sicurezza e fantasia il timone della videocamera e scrivendo insieme a Fighera una sceneggiatura più sfaccettata e meno scarna dei precedenti tentativi. Ma, soprattutto, viene confermata ancora una volta la spiccata passione dell’autore per il genere horror, nonostante alcuni permanenti e importanti limiti tecnici che fanno di De Conti un esponente generoso – ma non ancora maturo – dell’indie-horror italiano.