CALCULATOR – Dmitriy Grachev
L’esilio come estrema condanna per dieci detenuti, appannati dal miraggio di raggiungere le Isole Felici, ultimo baluardo di salvezza che necessita di un lungo tragitto a piedi lungo un percorso insidioso. Il gruppo si mette in cammino non avendo altra scelta, dividendosi in due gruppi per contrasto di leadership.
Il primo è un gruppo formato da due persone, un uomo e una donna. L’uomo è Erwin Kahn, ex consigliere, colui che ha inventato la trappola in cui sono stati gettati per essere puniti.
Erwin come preciso e puntiglioso “calcolatore”, colui che pensa a tutto e riesce a districarsi in ogni giungla cognitiva per trovarne una soluzione logica. Stratega e onnivoro, costretto a districarsi all’interno di un paludoso labirinto da lui stesso progettato, errabondo verso una meta che vede come raggiungibile e tangibile. Ad ostacolarlo, oltre ad una serie di trappole, il senso di conservazione umana, che porta il compagno di (s)ventura a distruggere una vita pur di salvare la propria.
Calculator è un film fantascientifico, figlio di una tipologia di lavori che affondano le radici in film come L’implacabile, ripuliti nei soldi russi come già accaduto per I guardiani della notte. L’enfasi visiva non nasconde una certa pochezza di contenuti ed una sceneggiatura piuttosto artificiosa (il virus iniettato da Erwin, l’improvviso amore tra i due fuggitivi), riuscendo però, grazie ad un abile montaggio e ad una regia pulita, a mantenere un ritmo sostenuto che mantiene viva l’attenzione fino alle ultime scene.
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